TRATTATO DI MAGIA BIANCA

TRATTATO MAGIA BIANCA

TRATTATO DI MAGIA BIANCA O LA VIA DEL DISCEPOLO di Alice Bailey

LA GRANDE INVOCAZIONEimagesbbbbbbbbbbbbb


Dal punto di Luce entro la Mente di Dio Affluisca luce nelle menti degli uomini, Scenda Luce sulla Terra. Dal punto di Amore entro il Cuore di Dio Affluisca amore nei cuori degli uomini. Possa Cristo tornare sulla Terra. Dal centro ove il Volere di Dio è conosciuto Il proposito guidi i piccoli voleri degli uomini;Il proposito che i Maestri conoscono e servono. Dal centro che vien detto il genere umano Si svolga il Piano d’Amore e di Luce E possa sbarrare la porta dietro cui il male risiede. Che Luce, Amore e Potere ristabiliscano il Piano sulla Terra.

Questa Invocazione o Preghiera non appartiene ad alcuno, né ad alcun gruppo, ma a tutta
l’Umanità. La bellezza e la forza di essa stanno nella sua semplicità, e nel suo esprimere certe verità centrali che tutti gli uomini accettano, in modo innato e normale — la verità che esiste  un’Intelligenza fondamentale cui, vagamente, diamo il nome di Dio; la verità che, dietro ogni  apparenza esterna, il potere motivante dell’Universo è Amore; la verità che una grande Individualità,
dai Cristiani chiamata il Cristo, venne sulla terra, e incorporò quell’amore perché potessimo
comprendere; la verità che sia amore che intelligenza sono effetti di quel che vien detto
il Volere di Dio; e infine l’evidente verità che solo per mezzo dell’umanità stessa il Piano
divino troverà attuazione.
Alice A. Bailey

REGOLE DI MAGIA

REGOLA NUMERO UNO
L’Angelo Solare si raccoglie, non disperde la sua forza, ma in profonda meditazione comunica
con il suo riflesso.
REGOLA NUMERO DUE
Quando l’ombra ha risposto, nella meditazione profonda il lavoro prosegue. La luce inferiore
è proiettata verso l’alto; la luce maggiore illumina i tre, e il lavoro prosegue.
REGOLA NUMERO TRE
L’energia circola, il punto di luce, prodotto dal lavoro dei quattro, aumenta e cresce. Le
miriadi si raccolgono attorno al suo ardente calore fintanto che la luce non recede. Il suo
fuoco impallidisce. Viene allora emesso il secondo suono.
REGOLA NUMERO QUATTRO
Suono, luce, vibrazione e forma si uniscono e fondono, e uno è il lavoro. Esso procede secondo
la legge e nulla può impedirne il progresso. L’uomo respira profondamente. Concentra
le sue forze ed emana, dirigendola, la forma pensiero.
REGOLA NUMERO CINQUE
Tre cose impegnano l’Angelo Solare prima che l’involucro creato discenda: la condizione
delle acque, l’immunità di colui che così crea, la contemplazione stabile. Così cuore, gola,
occhio sono uniti nel triplice servizio.
REGOLA NUMERO SEI
I deva dei quattro inferiori sentono la forza quando l’occhio si apre; essi sono espulsi e
perdono il loro maestro.
REGOLA NUMERO SETTE
Sul piano dove il potere vitale deve essere cercato, la dualità delle forze appare; i due sentieri
si aprono di fronte all’Angelo Solare; i poli vibrano. Colui che medita deve fare la sua
scelta.
REGOLA NUMERO OTTO
Gli Agnisurya rispondono al suono. Le acque si alzano ed abbassano. Si guardi il mago
dall’annegare nel punto in cui terra e acqua si uniscono. Quel punto intermedio, né secco né
umido, deve provvedere il posto dove poggiare i suoi piedi. Quando acqua, terra e aria si uniscono,
c’è la condizione perché l’opera magica possa compiersi.
REGOLA NUMERO NOVE
Segue la condensazione. Fuoco e acqua s’incontrano. La forma si gonfia e cresce. Che il
mago ponga la forma sul giusto sentiero.
REGOLA NUMERO DIECI
Via via che le acque bagnano la forma creata, esse vengono assorbite e usate. La forma
cresce in forza; continui il mago così finché il lavoro sia sufficiente. Cessi allora l’opera dei
costruttori esterni e subentri il ciclo dei lavoratori interiori.
REGOLA NUMERO UNDICI
Tre cose deve compiere ora colui che applica la legge. Primo, trovare la formula che mantenga
le vite entro la sfera delimitata. Secondo, pronunciare le parole che indicheranno loro
il da farsi e il luogo dove deve essere diretto quanto è stato fatto. Terzo, pronunciare la frase
mistica che lo salvaguarderà dal loro operare.
REGOLA NUMERO DODICI
La rete pulsa. Si contrae e si espande. Che il mago si ponga nel punto di mezzo e liberi così
i “prigionieri del pianeta” la cui nota corrisponde ed è correttamente intonata a ciò che deve
essere compiuto.
REGOLA NUMERO TREDICI
Il mago deve riconoscere i quattro, notare nel suo lavoro la sfumatura color viola che essi
mostrano e così costruire l’ombra. Fatto questo, l’ombra si riveste e i quattro divengono i sette.
REGOLA NUMERO QUATTORDICI
Il suono cresce. L’ora del pericolo per l’anima coraggiosa si avvicina. Le acque non hanno
nuociuto al creatore bianco e nulla potrebbe annegarlo e nemmeno bagnarlo. Ora il pericolo
del fuoco e della fiamma minaccia e, vagamente, si scorge il fumo che si leva. Dopo il ciclo
di pace faccia egli di nuovo appello all’Angelo Solare.
REGOLA NUMERO QUINDICI
1 fuochi si avvicinano all’ombra, ma non la bruciano. L’involucro di fuoco è completato.
Che il mago intoni le parole che fondono fuoco e acqua.

Dal “Trattato del Fuoco Cosmico” 

REGOLA NUMERO UNO

L’Angelo Solare si raccoglie, non disperde la sua forza, ma in profonda meditazione, comunica con il suo riflesso.
ALCUNI PRESUPPOSTI FONDAMENTALI
Il corso di studi che ora iniziamo tende essenzialmente a far ripiegare lo studente su se stesso, volgendolo in tal modo verso il suo più  ampio sé che, nella maggior parte dei casi, ha fatto sentire la sua presenza solo a rari intervalli e in momenti della più alta emotività. Quando il Sé è conosciuto e non semplicemente sentito, quando la realizzazione è tanto mentale quanto sensoria, allora l’aspirante può essere veramente preparato all’iniziazione. Vorrei far notare che le mie parole si basano su alcuni presupposti fondamentali che esporrò brevemente, per amor di chiarezza. In primo luogo si presuppone che lo studente sia sincero nella sua aspirazione e determinato a persistere, qualunque possa essere la reazione del suo sé inferiore. Solo quelli che giungono ad una chiara differenziazione fra i due aspetti della loro natura, il sé reale e il sé illusorio, sono in grado di lavorare con intelligenza. Questo pensiero è espresso molto bene nei Sutra Yoga di Patanjali.
“L’esperienza (delle paia degli opposti) deriva dall’incapacità dell’anima a distinguere tra sé personale e purusha (o spirito). Le forme oggettive esistono per l’uso e l’esperienza dell’uomo spirituale. Dalla meditazione su ciò nasce la percezione intuitiva dell’uomo spirituale”. Libro III, 35.
Il Sutra 48° dello stesso libro, espone uno stadio ulteriore di questa realizzazione discriminante.
La qualita della discriminazione è favorita dal raccoglimento della mente e dalla accurata
attenzione prestata al metodo del costante riesame della vita. In secondo luogo, mi baso sul presupposto che tutti abbiano vissuto abbastanza a lungo e lottato con le forze avverse della vita quanto basta per aver sviluppato un discreto senso dei veri valori.
Suppongo che essi cerchino di vivere come coloro che sanno qualcosa dei valori eterni dell’anima. Che non si lasceranno ostacolare da alcun avvenimento relativo alla personalità o dalla pressione del tempo e delle circostanze, dall’età o da altre ragioni fisiche. Essi hanno saggiamente imparato che gli slanci entusiastici e un progresso energico e violento hanno i loro inconvenienti, mentre lo sforzo costante, regolare e persistente, a lungo andare porta più lontano. Balzi spasmodici e pressioni temporanee conducono alla delusione e ad un grave senso d’insuccesso. E’ la testuggine e non la lepre, che arriva prima alla meta, sebbene infine la raggiungano entrambe.
In terzo luogo suppongo che coloro che si accingono seriamente a trarre vantaggio dalle istruzioni contenute in questo libro, siano preparati a seguire i semplici suggerimenti dati, a leggere attentamente queste istruzioni, a tentare di organizzare la loro mente, ad essere regolari nella pratica della meditazione. L’organizzazione della mente è un fatto di tutti i giorni; applicare la mente alle comuni attività quotidiane è il miglior modo per rendere fecondi i periodi di studio e di meditazione e per sviluppare l’idoneità al discepolato.
Chiariti questi presupposti, le mie parole vanno a coloro che cercano di essere all’altezza per rispondere alla richiesta di servitori addestrati. Si noti che non ho detto coloro che sono all’altezza. Intenzione e sforzo sono considerati di primaria importanza e sono i due principali requisiti per tutti i discepoli, gli iniziati e i maestri, oltre alla capacità di persistere.
Nello studio di queste regole non darò tanta importanza alla loro applicazione al lavoro magico, quanto alla formazione del mago e al suo sviluppo dal punto di vista del suo carattere. Passeremo poi all’applicazione della conoscenza, alla manifestazione esteriore delle forze del mondo, ma per ora il nostro obiettivo è un po’ diverso; cerco infatti di far nascere nella mente e nel cervello (quindi nel sé inferiore) degli studenti l’interesse per il Sé superiore, stimolando in tal modo il loro interesse mentale affinché si generi un sufficiente  impulso a proseguire. Non si dimentichi inoltre che quando la personalità ha compreso la magia dell’anima, questa dominera costantemente e si può confidare che proseguira la formazione dell’uomo fino a completa maturazione, non ostacolata (come siete voi necessariamente) da pensieri di tempo e spazio e dall’ignoranza del passato dell’anima. Quando ci si occupa d’individui, si tenga sempre presente che il lavoro richiesto è duplice e occorre:
l. Insegnare a collegare il sé personale inferiore con l’anima adombrante, in modo che nel cervello fisico vi sia la sicura coscienza della realtà di questo fatto divino. Questa conoscenza rende la realta dei tre mondi, finora presunta, insufficiente ad attrarre e trattenere ed è il primo passo dal quarto regno verso il quinto.
2. Impartire istruzioni pratiche che consentiranno all’aspirante di:
a. comprendere la propria natura. Cio significa una certa conoscenza delle dottrine del passato riguardanti la costituzione dell’uomo e delle interpretazioni dei moderni ricercatori orientali e occidentali;
b. dominare le forze della propria natura e imparare a conoscere, almeno in parte, le forze da cui è circondato;
c. metterlo in grado di sviluppare i suoi poteri latenti, tanto da poter risolvere i propri problemi, badare a se stesso, dirigere la propria vita, affrontare le proprie difficoltà e divenire così forte ed equilibrato spiritualmente da costringere a riconoscere la sua idoneità come lavorato e sul piano dell’evoluzione, come mago bianco, come membro di quel gruppo di discepoli consacrati che chiamiamo la “Gerarchia del nostro pianeta”. Gli studiosi di queste materie sono esortati ad estendere il loro concetto della gerarchia di anime, includendovi tutti i campi exoterici della vita umana (sociale, politico, economico, religioso). Sono esortati a non limitare il concetto, come molti fanno, solo a coloro che hanno realizzato la loro piccola organizzazione particolare, o a coloro che operano unicamente dal lato soggettivo della vita e lungo le linee spirituali che dai conservatori sono considerate religiose e spirituali. Tutto ciò che tende ad elevare la condizione dell’umanita, su qualsiasi piano di manifestazione, è opera religiosa e ha un fine spirituale, poiché la materia non è che spirito al livello più basso e lo spirito non è che materia al livello più alto. Tutto è spirituale e queste differenziazioni non sono che il prodotto della mente finita. Tutti i lavoratori e conoscitori di Dio, incarnati o no e operanti in qualsiasi campo della manifestazione divina, fanno perciò parte della gerarchia planetaria e sono unità integranti della grande nuvola di testimoni, che sono gli “spettatori e osservatori”. Essi posseggono il potere della visione interiore o percezione, come pure la visione oggettiva o fisica. La prima regola potrebbe essere semplicemente e pur profondamente riassunta con le seguenti parole:1. Comunicazione egoica.
2. Meditazione ciclica.
3. Coordinazione o unione.
57 Nel Trattato del Fuoco Cosmico le regole sono precedute da un breve sommario del
procedimento e da un’affermazione riguardo alla natura del mago bianco.
Vorrei enumerare brevemente i fatti presentati dal commentario, per dimostrare all’aspirante quanto gli viene offerto come soggetto di riflessione e come aiuto, purché egli sappia come leggere e riflettere su quello che legge. La breve esegesi della prima regola afferma quanto segue:
1. Il mago bianco è colui che è in contatto con la sua anima.
2. Egli è ricettivo al proposito e al piano della sua anima e ne è consapevole.
3. È in grado di ricevere impressioni dal regno dello spirito e di registrarle nel suo cervello fisico.
4. Si afferma anche che la magia bianca:
a. opera dall’alto verso il basso,
b. è il risultato della vibrazione solare e quindi dell’energia egoica,
c. non è un effetto della vibrazione del lato forma della vita, essendo esente da emozione e impulso mentale inferiore.
5. L’afflusso d’energia dell’anima è il risultato di:
a. costante raccoglimento interiore,
b. comunicazione concentrata dell’anima con la mente e il cervello,
c. meditazione costante sul piano dell’evoluzione.
6. L’anima è quindi in profonda meditazione durante l’intero ciclo d’incarnazione fisica, che è tutto ciò di cui deve occuparsi ora lo studente.
7. Questa meditazione è di natura ritmica e ciclica, come ogni altra cosa nel cosmo. L’anima respira e con ciò la sua forma vive.
8. Quando la comunicazione fra l’anima e il suo strumento è cosciente e stabile, l’uomo diviene un mago bianco.
9. Quindi, chi opera nella magia bianca è invariabilmente, e per la natura stessa delle cose, un essere umano progredito, perché occorrono parecchi cicli di vita per formare un mago. 58 10. L’anima domina la sua forma mediante il sutratma o filo di vita e, per suo mezzo, vitalizza il suo triplice strumento (mentale, emotivo e fisico) e stabilisce così una comunicazione col cervello. Tramite il cervello, coscientemente dominato, l’essere umano è  pinto all’attività intelligente sul piano fisico.
Questa è una breve analisi della prima regola di magia e vorrei consigliare agli studenti,
quando mediteranno sulle regole, di farne un’analisi simile da sé. Così facendo, l’intero argomento acquisterà maggiore interesse e ne trarranno maggiore conoscenza. Inoltre essi si risparmieranno la continua ricerca di riferimenti.
Con l’analisi che precede si offre un riassunto semplice e chiaro che permette allo studente di iniziare questo studio sulla magia con qualche comprensione della sua situazione passata, del suo equipaggiamento e del modo di trattare il soggetto. Rendiamoci conto sin dall’inizio della semplicità del concetto che le mie osservazioni vogliono trasmettere. Come in passato lo strumento e il suo rapporto con il mondo esteriore sono stati il fatto dominante nella esperienza dell’uomo spirituale, così ora potrà verificarsi un aggiustamento per cui il fattore predominante diverrà l’uomo spirituale, l’Angelo Solare. Ci si renderà  pure conto che la sua relazione (tramite il lato forma) esisterà  tanto con il mondo interiore quanto con quello esteriore.
L’uomo ha incluso nel suo rapporto soltanto il lato forma del campo dell’evoluzione umana
media.  Egli lo ha usato e ne è stato dominato. Egli ne ha pure sofferto e per conseguenza col tempo, giunto all’estrema sazietà, si è ribellato a tutto ciò che appartiene al mondo materiale. Insoddisfazione, disgusto avversione e profonda stanchezza sono caratteristiche molto frequenti di coloro che sono alla soglia del discepolato. Infatti, che cosa è un discepolo? E’  qualcuno che cerca d’imparare un nuovo ritmo, di entrare in un nuovo campo d’esperienza e di seguire le orme di quegli uomini più progrediti che hanno percorso prima di lui il sentiero che conduce dalle tenebre alla luce, dall’irreale al reale. Egli ha gustato i piaceri della vita nel mondo dell’illusione e ha riconosciuto la loro incapacità di soddisfarlo e trattenerlo. Ora egli è in uno stato di transizione tra il nuovo stato d’esistenza e quello del passato. Egli vibra tra la consapevolezza dell’anima e quella della forma. Egli “vede doppio”. La sua percezione, spirituale cresce lentamente e sicuramente a mano a mano che il cervello diventa capace di accogliere l’illuminazione dell’anima, tramite la mente. Con lo sviluppo dell’intuizione, la sfera di consapevolezza si estende abbracciando nuovi campi di conoscenza. Il primo campo di conoscenza che riceve illuminazione e quello che comprende la totalita delle forme che si trovano nei tre mondi dell’attività umana (eterico, astrale, mentale). Attraverso questo processo l’aspirante discepolo diviene consapevole della sua natura inferiore e comincia a rendersi conto dell’ampiezza del suo imprigionamento e (come dice Patanjali) “delle modificazioni della versatile natura psichica”. Gli ostacoli al conseguimento e al progresso gli sono rivelati e il suo problema diventa specifico. Frequentemente raggiunge allora la posizione in cui si trovo Arjuna, di fronte a nemici che sono i suoi congiunti stessi, perplesso nel riconoscere quale sia il suo dovere, scoraggiato quando cerca di trovare un equilibrio fra le paia degli opposti. La preghiera adatta a questi momenti è la celebre invocazione dell’India, pronunciata dal cuore, compresa dalla testa e integrata da un’ardente vita di servizio a favore dell’umanità.
“Svelaci il volto del vero Sole spirituale, nascosto da un disco di luce d’oro, affinché possiamo conoscere la verità, e compiere tutto il nostro dovere, mentre viaggiamo verso i Tuoi sacri piedi.”
60 Perseverando e lottando egli supera i suoi problemi, mette sotto controllo i suoi desideri e i suoi pensieri, il secondo campo della conoscenza gli viene rivelato: conoscenza del Se nel corpo spirituale, conoscenza dell’Ego che si esprime per mezzo del corpo causale o Karana Sarira e consapevolezza dell’energia spirituale, che è l’impulso motivante della manifestazione esteriore. Il “disco di luce d’oro” viene penetrato, si scorge il vero sole, si trova il sentiero e l’aspirante continua la sua lotta verso una luce sempre più vivida.
Quando la conoscenza del Sé e la coscienza di ciò che esso vede, ode, conosce e con cui è in contatto sono stabilizzate, si trova il Maestro, si entra in contatto con il suo gruppo di discepoli; il piano per l’immediata collaborazione che egli deve assumere viene compreso e realizzato progressivamente sul piano fisico. In tal modo l’attività della natura inferiore diminuisce e a poco a poco l’uomo si mette in contatto cosciente con il suo Maestro e il suo gruppo. Ma tutto questo avviene dopo che “la lampada si è accesa”, ossia quando l’allineamento dell’inferiore con il superiore e l’afflusso dell’illuminazione al cervello sono fatti compiuti. E’ essenziale che questi punti siano afferrati e studiati da tutti gli aspiranti, in modo che essi possano fare i passi necessari e sviluppare la voluta consapevolezza. Finché questo non sia stato compiuto, il Maestro, per quanto ben disposto, è impotente, e non può ammettere un uomo a far parte del suo gruppo, prendendolo così nella sua influenza aurica e rendendolo un avamposto della sua coscienza. Ogni gradino della via deve essere scavato nella roccia dall’uomo stesso e non vi è via breve o facile per passare dalle tenebre alla luce.

LA VIA DEL DISCEPOLO

 Il mago bianco è sempre colui che, tramite l’allineamento cosciente con il suo Ego, il suo “Angelo”, è ricettivo ai suoi piani e propositi, quindi in grado di ricevere l’impressione superiore.
Dobbiamo ricordare che, mentre la magia opera dall’alto verso il basso ed è il risultato
della vibrazione solare, non un impulso emanante da uno dei pitri lunari, l’afflusso d’energia che imprime, proveniente dal pitri solare, è il risultato del raccoglimento interiore, del ritiro delle sue forze, prima di inviarle in modo concentrato alla sua ombra, l’uomo, e della sua costante meditazione sul proposito e sul piano. A questo punto sara utile ricordare che l’Ego (come il Logos) è immerso in profonda meditazione durante tutto il ciclo della incarnazione fisica.
Questa meditazione è di natura ciclica, i pitri che vi sono coinvolti mandano al loro
“riflesso” correnti ritmiche d’energia, che l’uomo riconosce come “impulsi superiori”, sogni e aspirazioni. E’ quindi evidente che coloro che operano nel campo della magia bianca, sono sempre uomini progrediti e spirituali, perché il “riflesso” raramente risponde all’Ego o Angelo Solare finché non siano trascorsi molti cicli d’incarnazione. Il pitri solare comunica con la sua “ombra” o il suo riflesso per mezzo del sutratma, che passa attraverso i corpi fino al punto d’ingresso nel cervello fisico, se posso così esprimermi, ma l’essere umano ancora non è in grado di focalizzarsi o avere una chiara visione in alcuna direzione.
Se guarda indietro vede solo le nebbie e i miasmi dei piani dell’illusione e non vi trova alcun interesse. Se guarda avanti scorge una lontana luce che lo attrae, ma non può ancora percepire ciò che la luce rivela. Se si guarda intorno non vede altro che la fantasmagoria della vita formale. Se guarda all’interno, scorge le ombre proiettate dalla luce e si rende conto dei molti ostacoli che devono essere rimossi prima che la lontana luce intravista possa essere avvicinata e penetrare in lui, facendo sì che egli stesso si riconosca come luce, cammini in quella luce e la trasmetta agli altri.
62 È forse bene ricordare che lo stadio del discepolato è, sotto molti aspetti, il più difficile dell’intera scala dell’evoluzione. L’Angelo Solare è ininterrottamente in profonda meditazione;
gli impulsi d’energia emananti da lui aumentano d’intensità vibratoria e divengono sempre più potenti. L’energia influenza sempre di più le forme attraverso cui l’anima cerca di esprimersie che cerca di dominare.
Questo mi riconduce alla considerazione del settimo punto nella precedente analisi della Regola Uno, che dice: “La meditazione dell’anima è di natura ritmica e ciclica, come ogni altra cosa nel cosmo. L’anima respira e con ciò la sua forma vive”. La natura ritmica della meditazione dell’anima non deve essere trascurata nella vita dell’aspirante. In tutta la natura c’è un flusso e riflusso e nelle maree dell’oceano abbiamo il meraviglioso esempio di una legge eterna.
Quando l’aspirante si adatta alle maree della vita dell’anima, comincia a rendersi conto che un afflusso vitalizzante e stimolante è sempre seguito da un riflusso, certo e inevitabile come le immutabili leggi della forza. Questo flusso e riflusso può essere riconosciuto nell’avvicendarsi della morte e della rinascita. Può essere scorto nel succedersi delle vite di un uomo, poiché alcune esistenze sono apparentemente statiche e prive di eventi, lente e inerti dal punto di vista dell’esperienza dell’anima, mentre altre sono vibranti, piene di esperienze e di progresso. Questo deve essere ricordato da voi tutti, quando cercate di aiutare gli altri a vivere rettamente. Si trovano essi nella fase di riflusso o sono trasportati dal flusso dell’energia dell’anima? Attraversano un periodo di temporanea quiescenza, preparatoria a maggior impulso e sforzo, tanto che il da farsi non può essere altro che rinforzare e stabilizzare in modo da permettere loro di “tenersi nell’essere spirituale”? Oppure subiscono un afflusso ciclico di forze? In questo caso il lavoratore deve cercare di aiutare a dirigere e utilizzare l’energia che (se mal diretta) potrebbe condurre al fallimento della vita, mentre se saggiamente usata, sfocerà in un servizio pieno e fecondo.
63 Tali concetti possono anche essere applicati ai grandi cicli delle razze e questo studio
potrebbe rivelarsi ricco d’interesse. Inoltre, ciò che è di grande importanza per noi, questi impulsi ciclici nella vita del discepolo sono molto più frequenti, rapidi e potenti che nella vita dell’uomo di media evoluzione; talvolta si alternano tanto rapidamente da causare sgomento.
L’esperienza della vetta e della valle, nella vita del mistico, non è che un altro modo di esprimere questo flusso e riflusso. A volte il discepolo cammina nella luce del sole, altre nelle tenebre; talvolta egli conosce la gioia della piena comunione poi tutto gli sembra di nuovo tetro e sterile; occasionalmente il suo servizio è un’esperienza feconda e soddisfacente e gli sembra di essere veramente in grado di aiutare; altre volte gli sembra di non avere nulla da offrire e il suo servizio è arido e apparentemente senza risultato. Tutto gli è chiaro in certi giorni e gli sembra di essere sulla vetta della montagna a contemplare un vasto paesaggio assolato, dove tutto è chiaro alla sua visione. Sa e sente di essere un figlio di Dio. Poi sembra che le nuvole riappaiano, non si sente più sicuro di nulla e gli sembra di non sapere più nulla. Talora cammina nella luce del sole, quasi sopraffatto dallo splendore e dal calore dei suoi raggi, e si chiede per quanto tempo si prolungherà l’instabilità di queste esperienze, il violento alternarsi di questi opposti.
Tuttavia, una volta compreso che sta osservando l’effetto esercitato sulla sua natura normale dagli impulsi ciclici e dalla meditazione dell’anima, il significato diventa più chiaro ed egli si rende conto che è l’aspetto forma che risponde erroneamente e che reagisce in modo disuguale all’energia. Impara allora che quando sara in grado di vivere nella coscienza dell’anima e raggiungere
le “grandi altezze”a volonta, le fluttuazioni della vita della forma non lo toccheranno
più. Percepisce allora il sentiero stretto come filo di rasoio, che conduce dal piano della vita fisica
al regno dell’anima e trova che, percorrendolo con piede fermo, esso lo condurrà fuori
dall’instabile mondo dei sensi, nella chiara luce del giorno e nel mondo della realtà.
Il lato forma della vita diviene per lui un semplice campo di servizio e non di percezioni sensorie. Lo studente ponderi su quest’ultima frase e miri a vivere come anima. Allora saprà di essere il solo responsabile degli impulsi ciclici, emananti dall’anima, che egli stesso ha emesso;
saprà d’essere l’iniziatore delle cause e quindi non più soggetto agli effetti.
Osservando da un altro punto di vista, percepiamo due fattori: il respiro e la forma cui il respiro infonde energia rendendola attiva. Con un attento studio, appare evidente che per eoni ci siamo identificati con la forma; abbiamo dato la massima importanza agli effetti dell’attività comunicataci, senza comprendere la natura del respiro, senza conoscere la natura di Colui che respira. Ora, soggetto del nostro studio è quest’Entità che, respirando ritmicamente, condurra la forma alla retta azione e al retto dominio. Questo è il nostro obiettivo e la nostra meta. Una giusta comprensione è tuttavia necessaria per valutare intelligentemente il nostro compito e i suoi effetti.
Si potrebbe dire molto di più su questa regola, ma si è già detto abbastanza affinché
l’aspirante al discepolato di media evoluzione possa riflettervi e farne la regola delle sue azioni. Molti di noi sono ad un livello medio, non è vero? Considerandoci diversamente ci separiamo dagli altri e pecchiamo di separatività – l’unico vero peccato.
Una valutazione dei pensieri che precedono dovrebbe far nascere nell’aspirante la realizzazione del valore del suo lavoro dì meditazione, mentre l’idea della risposta ciclica all’impulso dell’anima è alla base della meditazione mattutina, del momento di raccoglimento del mezzogiorno e dell’esame serale. Un flusso e riflusso più ampio è indicato anche nei due aspetti della luna, luna piena e luna nuova. Lo si tenga presente.
65 Possa esserci un pieno e costante afflusso di forza ciclica dal regno dello spirito in ciascuno di noi, che ci porti nel regno della luce, dell’amore e del servizio e susciti una risposta ciclica da ciascuno! Possa esserci uno scambio costante fra colui che istruisce e il discepolo che cerca istruzioni! Molto lavoro preliminare dovrà essere compiuto. Il discepolo sul piano fisico e il maestro interiore (sia egli uno dei Grandi Esseri o il “Maestro nel cuore”) devono conoscersi un poco e abituarsi alle reciproche vibrazioni. Gli istruttori sui piani interiori devono combattere molto a causa della lentezza dei processi mentali degli studenti sul piano fisico. Ma confidenza e fiducia stabiliranno la giusta vibrazione che risulterà infine in un lavoro accurato. La mancanza di fede, di calma, d’applicazione e la presenza d’irrequietezza emotiva costituiscono degli ostacoli.
A coloro che si trovano sul lato interiore occorre molta pazienza nel trattare con tutti coloro
che devono essere utilizzati, in mancanza d’altro materiale migliore. Alcune imprudenze
fisiche possono rendere il corpo fisico non ricettivo; preoccupazioni e ansietà fanno vibrare il corpo astrale ad un ritmo che rende impossibile la giusta ricezione del proposito interiore; pregiudizi, critiche, orgoglio, rendono inutilizzabile il veicolo mentale. Gli aspiranti a questo difficile lavoro devono sorvegliarsi con cura infinita, mantenere la pace e la serenità interiori e la flessibilità mentale che potranno renderli utili a proteggere e guidare l’umanità. Si possono quindi stabilire le seguenti regole: È essenziale giungere con ogni sforzo all’assoluta purezza di movente.
La capacità di entrare nel silenzio degli alti luoghi verrà in seguito.
L’acquietarsi della mente dipende dalla legge del ritmo. Se vibrate in molte direzioni,
registrando pensieri provenienti da ogni parte, questa legge non potrà governarvi. Si deve pervenire ad uno stato di perfetta calma e armonia, prima che l’equilibrio possa essere raggiunto.
La legge di vibrazione e lo studio della sostanza atomica sono strettamente intrecciati.
Quando si saprà di più circa gli atomi, la loro azione, reazione e interazione, gli esseri umani controlleranno i loro corpi scientificamente, sincronizzando la legge di vibrazione e quella del ritmo. Esse sono la stessa cosa eppure dissimili; sono fasi della legge di gravità. La Terra stessa è un’entità che, con la forza di volontà, trattiene a sé tutte le cose. È un argomento difficile di cui finora si sa ben poco. L’inspirazione e l’espirazione dell’entità della Terra esercita una potente influenza sulla vibrazione della materia del piano fisico. Esiste un nesso anche fra questo e la luna. Gli esseri umani che sono specialmente sotto l’influenza lunare, rispondono a quest’attrazione più degli altri ed è difficile usarli come trasmettitori. Va coltivato il silenzio che proviene dalla calma interiore. Gli aspiranti sono esortati a ricordare che a suo tempo essi pure faranno parte del gruppo d’istruttori dal lato interiore del velo. Se essi non avranno appreso il silenzio che deriva dalla forza e dalla conoscenza, come potranno sopportare l’apparente mancanza di comunicazione che troveranno tra sé e coloro che sono dal lato esterno del velo? Imparate quindi a mantenervi calmi, altrimenti la vostra utilità sara ostacolata dall’irrequietezza astrale quando sarete al di là della morte.
Ricordate sempre che la mancanza di calma nella vita quotidiana impedisce agli istruttori sui livelli egoici di raggiungervi. Sforzatevi quindi di mantenervi calmi nel corso della vostra vita; lavorate, faticate, lottate, aspirate e mantenete la calma interiore. Raccoglietevi costantemente nel lavoro interiore, coltivando in tal modo la rispondenza ai piani superiori. Una perfetta stabilita dell’equilibrio interiore è ciò di cui gli istruttori hanno bisogno in coloro che essi cercano di utilizzare. Si tratta di un equilibrio interiore che si attiene alla visione, pur eseguendo il lavoro esteriore sul piano fisico, con concentrata attenzione del cervello fisico, in nessun modo sviata dalla ricettività interiore. Vi è dunque un’attività duplice.
4. Imparate a dominare il pensiero. E’ necessario custodire ciò cui pensate. La razza umana nel suo insieme comincia a divenire sensibile, telepatica e responsiva all’interazione del pensiero.
Si sta avvicinando il momento in cui il pensiero diventerà di dominio pubblico e in cui gli altri sentiranno ciò che pensate. Il pensiero deve quindi essere accuratamente custodito.
Coloro che sono in contatto con le verità superiori e divengono sensibili alla mente universale devono proteggere una parte della loro conoscenza dall’intromissione d’altre menti. Gli aspiranti devono imparare a inibire certi pensieri e a impedire a certe conoscenze di trapelare nella coscienza pubblica quando sono in contatto con gli altri. E’ naturalmente di vitale interesse comprendere il significato delle parole “non disperdere le proprie forze”. Molte sono le linee d’attività che si presentano al discepolo ispirato dall’anima; la scelta non è facile e ogni aspirante può trovarsi nella perplessità. Cerchiamo di mettere il problema sul piano dell’attività giornaliera, dato che non siamo ancora in grado di comprendere in che modo l’anima possa “disperdere le sue forze” sui piani superiori. In base a quale criterio un uomo può riconoscere la giusta linea d’attività da intraprendere fra le molte possibili? In altre parole, esiste un indizio rivelatore che lo metta in grado di scegliere infallibilmente la giusta azione da compiere, la giusta via da percorrere? La domanda non si riferisce alla scelta fra il sentiero della ricerca spirituale e il cammino della vita mondana, si riferisce alla scelta della giusta azione, quando si è di fronte a diverse alternative.
Non c’è alcun dubbio che l’uomo, progredendo, si trovi confrontato a distinzioni sempre più sottili. La cruda discriminazione fra ciò che è giusto e ciò che non lo è, che occupa la coscienza ancora bambina, è seguita da distinzioni più sottili fra il giusto e il più giusto, l’alto e il più alto, inoltre i valori morali e spirituali devono essere affrontati con la più meticolosa percezione spirituale. Nella tensione e nel travaglio della vita e nella costante pressione esercitata su ogni membro del gruppo da coloro che ne fanno parte, la complessità del problema è veramente grande.
Nel risolvere tali problemi, si può cominciare con alcune ampie discriminazioni e passare
in seguito ad altre più sottili. Tra azione egoistica e azione altruistica, per l’anima onesta non vi è dubbio su quale debba cadere la scelta. La scelta che implica discriminazione tra beneficio individuale e responsabilità di gruppo elimina rapidamente ogni altro fattore ed è facile per l’uomo che si assume la giusta responsabilità. Notate l’uso delle parole “giusta responsabilità”.
Noi consideriamo l’uomo sano e normale e non il fanatico, morboso ed eccessivo. Passiamo ora alla distinzione fra le opportunità, che riguarda le relazioni del piano fisico nel campo degli affari e della finanza, in cui il fattore da considerare è il bene maggiore di tutte le parti interessate.
Se con questo triplice processo d’eliminazione si è potuto giungere a una certa posizione,
sorgono però casi in cui sembra che né il buon senso comune, né la logica, né il discernimento razionale possano aiutare. Il desiderio è soltanto di fare la cosa giusta; l’intento è di agire nel modo più elevato possibile e seguire la linea d’azione che condurrà al maggior bene del gruppo, indipendentemente da qualsiasi considerazione personale. Ma sul sentiero che si deve percorrere non c’è luce, né si riconosce la porta per cui si deve passare e l’uomo rimane in uno stato di costante indecisione. Cosa fare allora? Le possibilità sono due.
69 La prima è che l’aspirante può seguire la propria inclinazione e scegliere la linea d’azione, fra tutte le altre, che gli sembra la più saggia e la migliore. Ciò comporta la fiducia nella legge del karma e anche la dimostrazione di quella risolutezza, che è il miglior modo in cui la sua personalità può imparare ad attenersi alle decisioni della propria anima. Comporta anche la capacità di procedere secondo la decisione presa, accettandone i risultati senza rimpianto e senza rammarico.
La seconda è di aspettare, fidando in un senso di direttiva interiore, sapendo che a suo tempo, a mano a mano che le porte si chiuderanno, quella che rimarrà aperta indicherà la via da seguire. Vi è infatti una sola porta aperta che l’uomo può oltrepassare. Per riconoscerla occorre l’intuizione. Nel primo caso si può sbagliare e l’uomo può trarne insegnamento ed esperienza che lo arricchiranno; nel secondo caso, l’errore è impossibile e l’azione compiuta sarà quella giusta.
È quindi ovvio che tutto si risolve nel saper comprendere quale sia il posto che si occupa sulla scala dell’evoluzione. Solo l’essere umano altamente progredito può conoscere il momento e l’occasione e discernere adeguatamente la sottile distinzione tra un’inclinazione psichica e l’intuizione.
A proposito dei due metodi per giungere ad una decisione definitiva, l’uomo che dovrebbe far uso del senso comune e stabilire una linea d’azione basata sull’impiego della mente concreta, non cerchi di applicare il metodo più elevato, attendendo che una porta si apra. Egli pretenderebbe troppo al punto in cui si trova. Deve ancora imparare a risolvere i propri problemi prendendo la giusta decisione e usando la mente in modo corretto. Con tale metodo progredirà, poiché le radici della conoscenza intuitiva si trovano nella profondità dell’anima e deve quindi esserci il contatto con l’anima prima che l’intuizione possa operare. Si può dare solo un breve cenno: l’intuizione riguarda sempre l’attività di gruppo e non i piccoli affari personali. Se siete ancora accentrati nella personalità, riconoscetelo e con i mezzi a vostra disposizione governate le vostre azioni.
Se riconoscete di agire come anima e siete immersi nell’interesse per gli altri, liberi da desiderio egoistico, allora adempirete ai vostri obblighi, assumerete le vostre responsabilità, procederete nel vostro lavoro di gruppo e la via si aprirà dinanzi a voi mentre eseguirete il compito e adempirete il dovere del momento. Dal dovere perfettamente adempiuto emergeranno i doveri più ampi, che rientrano nel lavoro mondiale; l’assunzione delle responsabilità familiari renderà più forti le nostre spalle, permettendoci d’assumere quelle del gruppo più ampio. Qual è quindi il criterio da seguire? Riassumendo, ripeto che per l’aspirante di grado elevato, la scelta dell’azione dipende da un saggio uso della mente inferiore, dall’impiego di un sano senso comune, dall’oblio del proprio benessere egoistico e dell’ambizione personale. Questo conduce all’adempimento del dovere.
Per il discepolo, tutto quanto sopra verrà automaticamente e necessariamente mantenuto,
ma in più vi sarà l’uso dell’intuizione, che rivelerà il momento in cui più ampie responsabilità di gruppo potranno essere giustamente assunte e sostenute simultaneamente a quelle del gruppo minore. Riflettete su tutto ciò. L’intuizione non rivela il modo per alimentare l’ambizione, ne la maniera per gratificare il desiderio di progresso egoistico.

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