REGOLA 4 L’OPERA CREATIVA DEL SUONO

REGOLA NUMERO QUATTRO

L’OPERA CREATIVA DEL SUONO

Prima di concentrare l’attenzione su questa regola, sarà bene ricordare alcune nozioni, in modo che la nostra riflessione possa procedere con profitto. In primo luogo, la regola che stiamo considerando concerne il lavoro sul piano mentale e, prima che tale lavoro sia possibile, occorre possedere una mente sviluppata, un’intelligenza ben nutrita e una certa misura di dominio sulla mente. Queste regole non sono per i principianti, sono per chi è pronto per il lavoro magico e ad operare sul piano mentale. L’amore è il grande unificatore, il principale impulso d’attrazione, cosmico e microcosmico, ma la mente è il fattore creativo per eccellenza, utilizzatore delle energie del cosmo. L’amore attrae, la mente non solo attrae, ma respinge e coordina, così che la sua potenza è inconcepibile. Chi può concepire, sia pur vagamente, uno stato di cose nella sfera mentale, analogo a quello esistenteindexaa

presentemente nella sfera emotiva? Possiamo raffigurarci come saranno le condizioni del mondo quando l’intelletto sarà tanto potente e irresistibile quanto lo è la natura emotiva oggigiorno? L’umanità sta procedendo verso un’era in cui gli uomini agiranno come menti, in cui l’intelligenza sarà più forte del desiderio e i poteri del pensiero verranno usati come appello al mondo e sua guida, nello stesso modo in cui ora sono usati i mezzi fisici ed emotivi. In questo pensiero risiede un incentivo profondamente necessario alla giusta comprensione delle leggi del pensiero, nonché un’istruzione corretta da impartire sull’uso della sostanza mentale e sulla costruzione di forme pensiero. Queste regole si occupano di tali informazioni. Il secondo punto da ricordare è che l’operatore magico e la potente entità che usa queste forze deve essere l’anima, l’uomo spirituale, per le ragioni seguenti: l. Solo l’anima ha una diretta e chiara comprensione del proposito creativo e del Piano. 2. Solo all’anima, la cui natura è amore intelligente, si possono affidare la conoscenza, i simboli e le formule necessarie al corretto condizionamento dell’opera magica. 3. Solo l’anima ha il potere di operare in tutti e tre i mondi contemporaneamente, pur rimanendo distaccata e quindi karmicamente libera dai risultati di tale lavoro. 4. Solo l’anima ha una vera coscienza di gruppo ed è mossa da un proposito assolutamente disinteressato. 5. Solo l’anima, con l’occhio aperto della visione interiore, può vedere la fine fin dal principio e mantenere costantemente la vera immagine della consumazione finale. Chiedete se coloro che operano con la magia nera possiedono un uguale potere, al che rispondo, no. Essi possono lavorare nei tre mondi, ma operano dal piano e nel piano della mente, quindi non agiscono fuori dal loro campo d’azione, come fa l’anima. Per la vicinanza e l’identificazione con la materia con cui operano, possono conseguire risultati temporaneamente più potenti e più rapidi di quelli possibili a un membro della Fratellanza Bianca, ma tali risultati sono effimeri e sempre seguiti da distruzione e disastro, in cui lo stesso mago nero perisce. Ricordiamo quindi la necessità di usare la mente in modo corretto e, al tempo stesso, di mantenere sempre un atteggiamento di completo distacco dall’opera creativa della nostra mente, dai desideri e dalle realizzazioni fisiche. Nello studio della quarta regola spiccano quattro parole. La prima è suono la formula o parola di potere che l’anima comunica dando così inizio al lavoro. Parola duplice, poiché risuona nella nota cui l’anima risponde, la sua nota peculiare, fusa con quella della personalità. Questo accordo di due note produce determinati effetti ed è più importante della stessa formula prestabilita che compone la formula di potere. La difficoltà consiste nel far risuonare le due note mantenendo la mente focalizzata. Qui abbiamo la chiave per comprendere il significato dell’AUM od OM. Nei primi stadi del lavoro meditativo, la parola viene intonata audibilmente, mentre in seguito verrà intonata in modo inaudibile. L’esercizio nell’intonare l’AUM costituisce una preparazione inconscia alla duplice opera di creazione spirituale e la giusta intonazione diverrà facile a mano a mano che l’aspirante attento si abituerà a udire il suono silenzioso dell’OM nel suo cervello. A questo punto vorrei consigliare agli studenti di abituarsi a procedere nel modo seguente: alla fine della meditazione mattutina intonare la parola audibilmente e più volte, ma all’inizio concentrando l’attenzione sull’ascolto interiore, ciò che svilupperà la sensibilità dell’orecchio interiore od orecchio eterico. Più tardi, quando la nota o il suono personale sarà stabilito e il suono interiore sarà percepito, si potrà passare alla precisa pratica della fusione dei due. Ciò richiede la massima attenzione e il potere di compiere due attività simultaneamente, mantenendo l’atteggiamento d’attenzione mentale su entrambe. Gli studenti la cui aspirazione è chiara e profonda, riflettano bene alle conseguenze del lavoro magico, studino il loro atteggiamento in meditazione e la loro volontà di procedere in modo stabile e cauto con la necessaria disciplina. Per facilitare questo, proporrei a coloro che nutrono un profondo interesse per questo lavoro di rispondere alle domande seguenti alla luce dell’anima, rivolgendo le risposte al loro Sé superiore. 1. Sentite di aver raggiunto lo stadio in cui potete: a. Eliminare lo schema di meditazione di cui vi servite ora? b. Giungere con relativa facilità allo stato di contemplazione? c. Riconoscere la vibrazione della vostra anima? 2. La Parola Sacra ha un significato per voi e potreste formulare chiaramente per quale ragione la fate risuonare? 3. Siete ansiosi di progredire in questo lavoro perché la vostra personalità vi aspira, o perché la vostra anima comincia ad utilizzare coscientemente il suo meccanismo? Quest’ultima domanda richiede un’accurata analisi; siate sinceri con voi stessi, ve ne scongiuro, in modo da accertare chiaramente la vera posizione in cui vi trovate. È una questione da risolvere esclusivamente tra voi e la vostra anima. A questo punto vorrei dire alcune parole relative a me stesso. È possibile che gli studenti indirizzino le loro energie a vane speculazioni sulla mia identità. Che importanza può avere? Il mio compito in rapporto al gruppo è di dare la necessaria assistenza a coloro che cercano di rendersi idonei a un lavoro attivo come discepoli. Io sono un discepolo che, essendo più avanzato sul Sentiero del Ritorno rispetto agli aspiranti che studiano queste istruzioni, conosco alcuni tranelli, capisco ciò che è necessario e posso aiutarli a prepararsi all’importante momento in cui passeranno il portale. Che cosa occorre di più? Non è la verità di egual valore, sia che venga enunciata da un aspirante, da un discepolo o da un Maestro, o persino dal Cristo? Forse quanto più sono vicino a voi, tanto maggiore può essere la mia utilità. La mia anonimità sarà mantenuta e le speculazioni sulla mia identità sono un’infruttuosa perdita di tempo. Vi basti sapere che sono un Orientale, che sono sul Raggio dell’Insegnamento e strettamente associato con il Maestro K. H., che parte del mio lavoro è la costante ricerca di aspiranti dotati di cuore forte, fervida devozione e mente addestrata e che sono un discepolo come lo sono tutti, dal più umile discepolo in prova fino al maggiore dei Grandi Esseri. Una lezione che tutti gli aspiranti devono apprendere e il più presto possibile, è che la concentrazione sulla personalità dell’Istruttore, nella speranza di un contatto personale con lui, e la visualizzazione insistente della condizione detta “stato di chela accettato” servono soltanto a ritardare quel contatto e a differire l’accettazione. Cercate di arricchire il vostro strumento, imparate ad operare nella quiete, ad adempiere ai vostri obblighi e doveri, a contenere le vostre parole, a mantenere il contegno equilibrato che deriva dal movente di vita scevro di egoismo, dimenticate la soddisfazione egoistica che può sgorgare dal cuore quando giunge un segno di riconoscimento della vostra fedeltà da parte della Gerarchia che osserva.
Riflettete attentamente su queste istruzioni. Viviamo in un’epoca in cui molti adattamenti e
cambiamenti si stanno operando nel mondo degli uomini. Nella confusione che ne risulta, gli
individui sentono la necessità di unire le loro forze nella cooperazione e l’importanza del lavoro
di gruppo è più che mai evidente. Sono quindi tempi in cui calma e fiducia devono essere la
vostra forza e in cui la sola salvaguardia sta in un’accurata ricerca di tutti i moventi. In appa65
renza si vedono emergere molti principi che sembrano diversi e il conflitto sembra volgersi ora
in una direzione, ora in un’altra. Visti invece dall’interno, i fattori emergenti sono più semplici.
La contesa conduce in primo luogo a saggiare i moventi, ciò che serve a mettere in evidenza
(allo sguardo vigile delle guide) coloro che in ogni gruppo sono capaci di chiaro pensiero,
d’accurata discriminazione, di resistenza paziente e di abilità a progredire sul sentiero della
prova verso la porta dell’iniziazione, non ostacolati né disturbati, nella propria vita interiore,
dagli apparenti sconvolgimenti.
Se solo poteste vederlo, vi rendereste conto che l’agitazione e le difficoltà ovunque presenti
producono un bene che supera di gran lunga il male apparente. Le anime stanno ritrovando se
stesse e imparando a dipendere dal Governatore interiore. Quando tutti i sostegni esterni falliscono
e tutte le presunte autorità differiscono nella soluzione offerta, allora le anime sono costrette
a ripiegarsi su se stesse e ad imparare a cercare all’interno. Il contatto interiore con il Sé
superiore diventa progressivamente sempre più evidente, conducendo a quella fiducia in sé e a
quella calma interiore, basata sul governo del Dio interiore, che fa dell’essere umano uno
strumento di servizio nel mondo.
A questo punto parecchi concetti appaiono evidenti a chi studia attentamente gli uomini e i
suoi moventi.
Primo. Esiste uno stretto rapporto fra idealismo e percezione del Piano per l’umanità.
L’idealismo è analogo al pensiero che precede la creazione. La capacità di pensare in astratto e
di concentrarsi sull’ideale si sta sviluppando soltanto ora, poiché comporta l’uso di certi atomi,
l’impiego di materia dei sottopiani superiori e la capacità di sincronizzare le proprie vibrazioni
con quelle dei Grandi Esseri. I veri idealisti sono pochi, sebbene il loro numero sia in aumento;
solo una piccola minoranza usa la mente concreta, mentre le masse sono ancora completamente
dominate dalle emozioni. Si avvicina il momento in cui il corpo intuitivo (il veicolo
buddhico) sarà organizzato e utilizzerà la mente spirituale superiore come mezzo
d’espressione. Quando tale organizzazione sarà un fatto compiuto, la mente concreta inferiore
non sarà altro che un trasmettitore o un interprete. Persino il pensiero astratto o concreto verrà
sostituito e avremo unicamente l’afflusso dell’intuizione che prenderà forma per mezzo della
sostanza mentale. Potremo perciò apprendere gran parte di ciò che è ora incomprensibile alla
nostra visione limitata al piano inferiore.
Tutti i grandi movimenti nascono da un pensiero o da un aggregato di pensieri proiettato
dalla Grande Fratellanza Bianca nella mente dei cosiddetti idealisti. L’idea è fatta risuonare
dai suoi membri. Essi scelgono un uomo o un gruppo di uomini e proiettano qualche idea nelle
loro menti. Lì essa germoglia e viene incorporata in altri pensieri, non altrettanto puri e saggi,
perché necessariamente colorati dalle caratteristiche individuali del pensatore. Queste forme
pensiero sono a loro volta raccolte dai pensatori concreti del mondo i quali, afferrando la linea
generale dell’idea, la cristallizzano e le danno una forma più definita, più facilmente accessibile
al pubblico in genere. Raggiunti così i livelli inferiori del piano mentale, è possibile un ulteriore
sviluppo dell’idea di cui s’impossessano allora coloro che sono focalizzati sul piano astrale,
sui quali essa esercita un’attrazione emotiva, divenendo così di dominio pubblico. Ora
l’idea è pronta a prendere forma sul piano fisico e si ha allora l’adattamento pratico di un ideale
alle necessità della vita fisica. Nella sua discesa, molto ha perduto della sua bellezza originale;
non è più così pura e bella come quando fu concepita e risulta deformata rispetto al modello
originale, però più adatta all’uso pratico e può essere utilizzata come punto di partenza
verso conseguimenti più elevati.
Secondo. In questa percezione del piano e nella sua successiva materializzazione, sono
coinvolte unità umane che devono necessariamente essere adoperate. Viene concessa la visione
di immense possibilità, con indicazioni del modo in cui queste possibilità potranno essere
realizzate in pratica, ma i Grandi Esseri non possono andare oltre. I particolari, il metodo da
seguire per concretizzare l’ideale e il necessario lavoro sono lasciati ai figli degli uomini. Al
discepolo, che è organizzatore e trasmettitore del Piano, spetta di provvedere ai dettagli e dare
inizio all’azione voluta.
A questo punto è saggio che egli ricordi che, con i suoi piccoli piani, viene a trovarsi sotto
la stessa legge che governa i grandiosi sforzi dei Grandi Esseri e che le difficoltà sorgono nel
trattare con l’equazione umana.
Le unità impiegate per effettuare il lavoro si suddividono in tre gruppi:
a. Coloro che percepiscono il piano e sono incaricati di elaborarlo.
b. Coloro che possono essere usati, ma che non vedono i risultati più vasti.
c. Coloro che nulla percepiscono all’infuori di ciò che riguarda i loro interessi egoistici.
I Maestri possono entrare in contatto con il primo gruppo. Essi lavorano con queste unità
della famiglia umana, dalle quali si ripromettono una buona riuscita. Queste unità sono in grado
di udire il suono e di visualizzare il Piano. Il secondo gruppo deve essere utilizzato dai discepoli
del mondo nel miglior modo possibile. Il terzo gruppo è spesso escluso dal punto di vista
dell’energia e usato solo in caso di necessità.
Una delle principali condizioni che il discepolo deve coltivare al fine di percepire il Piano
ed essere usato dal Maestro, è la solitudine. Nella solitudine la rosa dell’anima fiorisce; nella
solitudine il Sé divino può parlare; nella solitudine le facoltà e le grazie del Sé superiore possono
mettere radice e sbocciare nella personalità. Inoltre, nella solitudine il Maestro può avvicinarsi
e imprimere nell’anima in quiete la conoscenza che cerca di impartire, la lezione che
deve essere appresa, il metodo e il piano di lavoro che il discepolo deve comprendere. Nella
solitudine il suono è udito. I Grandi Esseri devono operare attraverso gli strumenti umani e il
Piano e la visione sono seriamente ostacolati dall’insuccesso da parte di questi strumenti.
Terzo. Quanto precede ci porta al terzo punto, ai problemi e alle difficoltà contro cui i
Maestri devono battersi quando cercano di promuovere i piani evolutivi per mezzo dei figli
degli uomini. In sapiente conclave essi stabiliscono i loro piani e con profondo discernimento,
dopo le debite discussioni, assegnano i compiti, dopo di che cercano di trasmettere quanto è
possibile del piano a coloro che si offrono per il servizio e che hanno stabilito una certa misura
di contatto con l’anima. Essi imprimono il Piano e qualche suggerimento riguardo alla sua
portata nella mente di qualche uomo o donna sul piano fisico. Se quella mente è instabile o
troppo soddisfatta, se è piena d’orgoglio, di disperazione o si autodisprezza, la visione non si
profila con chiarezza; se il corpo emotivo vibra violentemente ad un ritmo stabilito dalla personalità,
se il veicolo fisico è sofferente e quindi inabile all’attenzione concentrata, che cosa
avviene? Il Maestro si allontana tristemente, afflitto dal pensiero che il lavoratore ha perduto
l’opportunità di servire per propria colpa, e cercherà qualcun altro per far fronte alla necessità.
Qualcuno forse non così ben adatto, ma il solo disponibile a causa del fallimento del primo
che aveva avvicinato.
Può essere utile ricordare agli aspiranti al servizio che gran parte del lavoro che molti compiono
è il risultato di zelo eccessivo e non è l’esecuzione del lavoro proposto dal Maestro. Con
saggia discriminazione Egli distribuisce il lavoro e non impone mai ad un essere umano più di
quanto egli possa adeguatamente compiere. Egli può istruire e istruisce il discepolo, tanto che
al mondo che osserva sembra che egli compia miracoli, ma ricordate che un discepolo utile
può compiere una gran quantità di lavoro soltanto quando il dominio di tutti i suoi tre corpi è
coordinato e il suo allineamento è un fatto compiuto. Colui che ha un corpo mentale stabile,
che è fortemente positivo alla ricezione dall’alto e negativo alle vibrazioni inferiori, colui che
ha un corpo astrale limpido, incolore e calmo, colui che ha anche un corpo fisico dotato di
nervi saldi e di ritmo stabile (sarà come uno scrigno, bello eppure forte come acciaio) servirà
come recipiente adatto all’uso che il Maestro vuole farne, un canale attraverso il quale Egli potrà
liberamente far fluire le sue benedizioni nel mondo.
Quarto. Si noti che anche gli stessi Grandi Esseri, nel redigere i loro piani devono largamente
tener conto della mancanza di percezione da parte di coloro che vivono sul piano fisico
e tramite i quali devono operare. Essi sono ostacolati e dipendono dai loro strumenti sul piano
fisico e la loro maggior preoccupazione riguarda il grado d’evoluzione raggiunto dalle masse
in Occidente.
Ricordate che il grado d’evoluzione indica la riuscita e non l’insuccesso del processo evolutivo,
ma poiché ancora molto rimane da fare, il lavoro della Loggia è spesso ostacolato. Il punto raggiunto attualmente è come un oscillare fra l’eccessivo materialismo del passato e una crescente e profonda realizzazione dei mondi invisibili, senza l’equilibrio che nasce dalla conoscenza acquisita per esperienza diretta. Le forze che sono state messe in moto dai pensatori (scienziati, religiosi veramente avanzati, spiritualisti, seguaci della Scienza Cristiana, del Nuovo Pensiero, teosofi, filosofi moderni e ricercatori in altri campi del pensiero umano) influiscono progressivamente e costantemente sui corpi sottili dell’umanità, portandoli al punto in cui essi cominciano a rendersi conto di tre fattori:
a. la realtà dei mondi invisibili,
b. l’immenso potere del pensiero,
c. la necessità di conoscenza scientifica su questi due argomenti.
Quinto. A questo punto occorre accennare ad alcuni pericoli da cui gli aspiranti devono
guardarsi quando cercano di rendersi utili.
Non devono dare eccessiva importanza ad un aspetto del Piano o della visione a detrimento
di altri aspetti.
Devono evitare di concentrare il pensiero in modo unilaterale sulla parte del Piano che più
li attrae personalmente.
Devono riconoscere l’incapacità dei collaboratori di proseguire l’esecuzione dei piani e di
lavorare insieme pacificamente e con costanza. Sovente l’attrito è inevitabile.
Devono vigilare affinché non s’insinuino interesse personale ed ambizione.
Devono guardarsi dalla stanchezza dovuta allo sforzo prolungato nel materializzare il Piano
e alla tensione connessa allo sforzo elevato.
Devono sviluppare la capacità di riconoscere coloro che sono mandati ad aiutarli nel lavoro.
Ma sopra ogni cosa devono badare a mantenere il contatto con il Sé superiore e con il Maestro.
Un altro punto da ricordare è che il problema che deve essere risolto da tutti coloro che
cercano di cooperare con la Grande Loggia Bianca tende a quattro obiettivi:
In primo luogo, nell’elaborare il piano si compie anche il karma, ed esso non è soltanto individuale
o nazionale, ma fa parte del karma mondiale.
Il secondo obiettivo riguarda la preparazione di uno strumento adatto al servizio per
l’avvento della nuova era durante i prossimi duecento anni. In ogni parte del mondo e in tutte
le organizzazioni è costantemente in atto l’integrazione di un gruppo di conoscitori e di mistici.
Si sta costituendo un solo gruppo composto di membri appartenenti a molti gruppi diversi.
A tale nucleo di conoscitori e di mistici si offre l’occasione di fungere da canale attraverso il
quale la Gerarchia possa operare e i Grandi Esseri possano trasmettere il loro pensiero illuminato.
Per suo tramite essi possono anche elevare (in senso occulto) l’umanità, contribuendo in
tal modo all’evoluzione su ogni piano. La maggiore o minore rapidità dell’avvento della nuova
era dipenderà dalla risposta dei discepoli, dei mistici e dei conoscitori sparsi nel mondo.
A questo punto vorrei far risuonare una parola di monito. Dalla mancanza di risposta, di
adattamento, di costruzione e di affinamento, dall’omissione di porgere l’orecchio interiore alle
voci dei piani più sottili che pronunciano “le parole di ricostruzione” può derivare il definitivo
trasferimento delle forze di ricostruzione ad altri canali, il conseguente ritiro delle occasioni
e la rinuncia definitiva da parte della Gerarchia di utilizzare il gruppo come strumento di
servizio. Vorrei sottolineare quel che ho detto riguardo alle “parole di ricostruzione”, pregando
tutti voi che seriamente desiderate udire queste parole di studiare l’introduzione al libro “La
Luce sul Sentiero”. Si ricordi che se i grandi Esseri dovranno modificare i loro piani riguardo
al gruppo di mistici e conoscitori che si sta integrando, i cambiamenti saranno effettuati dai
mistici stessi, in gruppo.
Il terzo obiettivo è lo sviluppo dell’intuizione e della discriminazione nei discepoli del
mondo e della loro capacità di percepire la visione superiore e di pervenire alla coscienza dei
piani superiori sacrificando quella inferiore. Essi dovranno ricordare che l’obiettivo inferiore,
dato la sua prossimità, può apparire più attraente sotto molti aspetti e può essere trasceso solo
ad altissimo prezzo. L’intuizione dovrà essersi sviluppata in molte persone ed il loro senso dei
valori adeguatamente adattato prima che questo gruppo, destinato a inaugurare la nuova era,
possa essere all’altezza della situazione.
Le difficoltà che si deplorano oggi sono in gran parte dovute alla mancanza di percezione
intuitiva nel passato, principalmente fra i mistici, più che fra gli aspiranti di grado inferiore. Il
problema non è sorto per mancanza d’idealismo o d’intelligenza e sincerità, ma consiste
nell’incapacità di sacrificare la propria personalità in ogni momento, al fine di permettere alla
realizzazione intuitiva di dimostrare le sue realtà. Si è ricorso al compromesso, che nel mondo
occulto è vietato.Quando ci si permette di ricorrere al compromesso non c’è da aspettarsi altro che disastro, rovina e fine catastrofica delle personalità di coloro che vi hanno accondisceso. Molti hanno
cercato di adattare la verità ai tempi, invece di adattare i tempi alla verità e, diplomaticamente,
hanno cercato di realizzare quel tanto di realtà che ritenevano saggio. Ma i Maestri cercano
uomini dotati di chiara visione, che aderiscano senza compromessi alla verità percepita quale
essa è, capaci di avanzare fermamente verso l’ideale. Ciò comprende i seguenti fattori:
1. Il riconoscimento di quell’ideale per mezzo della meditazione.
2. Applicazione dell’ideale al presente, mediante unità d’intento.
3. Eliminazione delle vecchie forme pensiero che ostacolano, tramite auto-sacrificio.
4. Rifiuto di qualsiasi compromesso mediante una visione chiara.
5. Discernimento che permette al discepolo di distinguere sempre fra gli atti di un individuo
e l’individuo stesso.
6. Realizzazione del fatto che nel lavoro occulto non è lecito interferire nel karma personale,
né è concesso proteggere dalle conseguenze dell’azione. Ciò comporta quindi un
rifiuto a interferire negli affari altrui, per quanto riguarda la vita della personalità, ma
anche il rifiuto a sottrarsi agli impegni per la causa comune. È essenziale che i lavoratori
imparino a discriminare fra i fattori che favoriscono la libertà personale e quelli
che militano contro la libertà di gruppo.
Il quarto obiettivo da raggiungere grazie all’attuale occasione di lavoro che si offre, è di dare
l’avvio al nuovo ciclo e al nuovo gruppo di partecipanti. Nella nuova era i lavoratori saranno
tratti da tutti i gruppi esistenti e la scelta sarà largamente basata sulla loro capacità di lavorare
in modo impersonale e sulla forza del loro contatto interiore con l’anima.
Per nessuno di voi, immersi come siete nel fumo e nel fragore della mischia, è facile
giudicare con accuratezza i risultati o con equanimità le persone. Questo avviene sui piani interiori
e se ne occupano le vigili guide dell’umanità. Vorrei indicare brevemente cosa cercano
i Grandi Esseri.Essi cercano di vedere se la fiamma interiore, risultato dello sforzo di lavorare, pensare e agire saggiamente, arde con crescente splendore o se essa sia nascosta e indebolita dal vortice delle correnti astrali e dalle forme pensiero generate da antagonismi, ambizioni e invidie personali.
Come conseguenza del lavoro svolto per il mondo, alcuni saranno attratti ad un rapporto
più stretto con l’opera della Gerarchia, mentre altri saranno temporaneamente respinti. Si
terrà gran conto della capacità di dominare l’astrale e di lavorare dai livelli mentali.
Essi cercano coloro che sanno lottare e battersi con le personalità per il trionfo di un principio,
pur mantenendo intatto il vincolo dell’amore. Questo conta più di quanto si possa immaginare
e un uomo che sappia sostenere un principio pur continuando ad amare tutti gli esseri
umani, che non accetta compromessi ma rifiuta ogni forma di odio, ha qualcosa di veramente
raro da offrire in questi tempi e i Grandi Esseri non mancheranno di utilizzarlo. Tutti voi che
lavorate, badate quindi a procedere con visione chiara, retto proposito e azione ferma e costante.
Trattate con pazienza e tolleranza i vostri fratelli che scelgono il principio inferiore e meno
giusto, che sacrificano il bene del gruppo ai propri fini personali ed usano mezzi indegni. Offrite
loro il vostro amore e la vostra attenzione e siate pronti a porgere loro una mano soccorritrice,
poiché inciamperanno sulla via evocando il rigore della legge. Siate allora pronti a sollevarli
e ad offrire loro la possibilità di servire, sapendo che il servizio è il grande guaritore e maestro.
imagesaaaaaaaaaaaaaaaaaaa I Grandi Esseri cercano la dimostrazione della facoltà della flessibilità e dell’adattabilità, facoltà d’adattamento annoverata fra le leggi fondamentali delle specie e così mirabilmente manifestata dalla natura. È necessario trasferire tale legge ai piani interiori e renderla operante
nel nuovo ciclo di lavoro. La legge d’adattamento comporta il riconoscimento della necessità e della nuova forza che subentra con il nuovo ciclo, ciò che condurrà all’unificazione di necessità e forza in un’ampia sintesi e il sé personale verrà considerato un semplice punto focale per l’azione e la trasmutazione. Essa comporta la trasmutazione dei cinque sensi e la loro estensione ai piani più sottili, cosicché vista, udito, tatto, gusto e olfatto si fonderanno in un tutto cooperante e sintetizzato da usare nella grande opera. Sul piano fisico i sensi tendono all’unificazione della vita personale e all’adattamento del mondo fisico alle necessità del sé personale. Sui piani più sottili essi devono essere trasmutati tanto da adeguarsi ai bisogni del gruppo, di cui le forme individuali sono frammenti. Questa capacità è una di quelle che i Grandi Esseri cercano negli individui che avranno il privilegio di inaugurare la nuova era. Essi cercano soprattutto canali ben sgombri fra l’anima e il cervello fisico, attraverso la
mente. Tale allargamento indica che un uomo può essere utilizzato. Si potrebbe quasi dire che
Essi cercano uomini il cui antahkarana, il canale di comunicazione fra coscienza dell’anima e
cervello, è perfezionato, poiché in tal caso essi possono essere usati con successo dai Maestri.
Nella loro scelta dei lavoratori Essi sono guidati dalla presenza nell’uomo dì capacità acquisite
personalmente e d’abilità frutto di dura fatica. Quando capacità, facoltà e abilità sono presenti,
i Grandi Esseri sono ben lieti di adibirlo al lavoro.
A volte è stato presentato un punto di vista errato e proprio l’inverso di quanto esposto.
L’uomo non deve cercare i Maestri per acquisire delle capacità. Al contrario, egli trova i Maestri
quando possiede tali capacità, che lo rendono idoneo al lavoro di gruppo e che, con la debita
istruzione, verranno ampliate e trasformate in poteri superiori dell’anima. L’idoneità a dirigere
gruppi destinati a governare il lavoro della nuova era è conseguenza naturale della disciplina
e i dirigenti saranno scelti fra coloro che sono sensibili alla vita interiore. La direzione
durevole non è affidata a coloro che cercano posizione e potere o che guardano soltanto alle
condizioni esteriori trascurando le cause fondamentali. Il compito di dirigere stabilmente non è
affidato a coloro che antepongono la propria posizione e il proprio potere al bene del gruppo.
Esso è assegnato a coloro che nulla cercano per il sé separato, a coloro che dimenticano se
stessi nel bene del tutto.
Riprendiamo a considerare l’AUM. Il Suono, o Parola Sacra, se usato correttamente produce
diversi effetti cui accenneremo brevemente.
L’OM fatto risuonare con preciso pensiero intenzionale, ha un effetto che disturba e rimuove
la materia grossolana del corpo mentale, emotivo e fisico. Se è fatto risuonare accompagnato
da intensa aspirazione spirituale, agisce come forza d’attrazione sulle particelle di materia
pura, che vanno a prendere il posto di quelle precedentemente espulse. Gli studenti devono
cercare di tener presente queste due attività quando usano la Parola durante la meditazione.
Usata in questo modo la Parola ha valore pratico nella costruzione di corpi adatti al lavoro
dell’anima.
L’uso dell’OM serve anche ad indicare a chi opera sui piani universali e a coloro che nel
mondo esteriore sono dotati di percezione spirituale, che un discepolo è disponibile al lavoro e
può essere utilizzato attivamente sulla Terra, dove vi sia bisogno.
Questo fatto sia tenuto presente dagli aspiranti e serva da incentivo a far sì che la vita
fenomenica esteriore coincida con l’impulso spirituale.
L’uso della Parola Sacra ha il suo posto anche nel lavoro magico della Gerarchia. Vengono
create forme pensiero per incorporare delle idee e queste forme sono poi emanate per giungere
in contatto con la mente dei discepoli appartenenti al gruppo di un Maestro e responsabili
dell’attuazione del Piano.
Coltivando la ricettività del corpo mentale sviluppato e controllato, gli aspiranti diventano
consapevoli delle idee che i Maestri attingono dal piano della Mente Universale e sono quindi
in grado di collaborare con intelligenza. A loro volta, come questa regola cerca di indicare,
con le idee ricevute essi costruiscono forme pensiero che utilizzano nei loro gruppi per aiutare
il mondo. Il lavoro principale di un discepolo sul piano mentale consiste nell’esercitarsi a fare
quattro cose:
l. A essere ricettivo alla mente del Maestro.
2. A coltivare una corretta comprensione intuitiva dei pensieri inviatigli dal Maestro.
3. Ad incorporare le idee ricevute in una forma adatta a coloro che egli si è impegnato ad
aiutare.
4. A rendere attiva la sua forma pensiero (che incorpora quel tanto di pensiero universale
necessario) mediante il suono, la luce e la vibrazione, affinché altre menti possano mettersi
in contatto con essa.
In questo modo i gruppi vengono formati, organizzati, istruiti ed elevati e la Gerarchia degli
Adepti può così raggiungere il mondo.
Vi sono naturalmente molti altri modi di usare la Parola, ma riflettendo su questi che abbiamo
indicati, gli studenti renderanno possibile la comunicazione di altri.
Aggiungerò che il suono è veramente potente solo quando il discepolo ha appreso a subordinare i suoni minori. Solo quando il volume, l’attività e anche la quantità dei suoni che egli emette normalmente nei tre mondi verranno ridotti, il Suono potrà essere udito adempiendo così il suo scopo. Solo quando il gran numero di parole pronunciate sarà ridotto e verrà coltivato il silenzio, solo allora la Parola potrà esercitare il suo potere sul piano fisico. Solo quando le molte voci della natura inferiore e del nostro ambiente saranno messe a tacere, la “Voce che parla nel silenzio” potrà far sentire la sua presenza. Solo quando il suono di molte acque svanisce nell’acquietarsi delle emozioni, sarà udita la chiara nota del Dio delle acque. Di rado la gente si rende conto della potenza di una parola, eppure si afferma che: “In principio era la Parola, e la Parola era Dio. Senza di Essa nessuna cosa fatta è stata fatta”. La lettura di questo passo riconduce la nostra mente all’alba del processo creativo quando, per mezzo del suono Dio parlò, e i mondi furono creati.
Si è detto che “il mezzo principale con cui la ruota della natura è mossa in una direzione
fenomenica è il suono”, poiché il suono o la parola originale fa vibrare la materia di cui tutte le
forme sono fatte e inizia quell’attività che caratterizza anche l’atomo della sostanza.
La letteratura e le scritture di tutti gli antichi popoli e di tutte le grandi religioni stanno a testimoniare l’efficacia del suono nel produrre tutto ciò che è tangibile e visibile.
In un linguaggio molto bello gli Indù così si esprimono: “II Grande Cantore costruisce i
mondi e l’Universo è il suo Canto”. È un altro modo di esprimere la medesima idea. Se ci rendiamo
conto di ciò e comprendiamo, sia pure in parte, la scienza di questo concetto, il significato
delle nostre parole e l’emissione del suono nel discorso diventa certo un avvenimento importante.
Il suono o linguaggio e l’uso delle parole sono stati ritenuti dagli antichi filosofi (e sempre
di più dai pensatori moderni) il mezzo più elevato usato dall’uomo per plasmare se stesso e il
proprio ambiente. Il pensiero, la parola e l’azione che ne risulta sul piano fisico costituiscono
la triplicità che rende l’uomo ciò che è e lo pone dove egli è.
Lo scopo della parola è di rivestire il pensiero, mettendolo così a disposizione degli altri.
Quando parliamo evochiamo un pensiero, lo rendiamo presente e portiamo ciò che è celato
dentro di noi in espressione sensibile all’udito. La parola rivela, la retta parola crea una forma
a scopo benefico, mentre la parola errata può produrre una forma che ha un obiettivo malefico.
Non rendendoci conto di questo, incessantemente e irresponsabilmente, giorno per giorno continuiamo a parlare, ad usare parole, a moltiplicare suoni, circondandoci di una molteplicità di
forme di nostra stessa creazione. È quindi essenziale riflettere prima di parlare, ricordando il
comandamento che dice: “Prima d’essere degno di parlare devi pervenire alla conoscenza”.
Dopo aver pensato, si scelgano le parole proprie ad esprimere il pensiero giusto, cercando di
usare la pronuncia corretta, dare valore appropriato e vera qualità tonale ad ogni parola che si
pronuncia.
Allora la nostra parola pronunciata creerà una forma pensiero che incorporerà l’idea che abbiamo in mente. Le nostre parole non saranno più portatrici di discordia, ma andranno ad aggiungersi al grande accordo armonizzante o parola unificante che il genere umano ha il compito di far risuonare definitivamente. Le parole errate separano ed è interessante tener presente che la parola, simbolo d’unità, è divina, mentre il linguaggio con le sue molteplici differenziazioni è umano.
144 Col procedere dell’evoluzione e con l’assurgere della famiglia umana al suo vero posto nel
grande Piano dell’universo, il linguaggio giusto e corretto sarà sempre più coltivato, perché
penseremo di più prima di parlare e, come ha detto un grande istruttore: “con la meditazione
rimedieremo agli errori commessi con la parola errata”. L’importanza delle forme verbali, dei
suoni precisi e corretti e della qualità del timbro della voce diverrà sempre più evidente.
La seconda parola in ordine d’importanza in questa quarta Regola è luce. Prima viene il suono, seguito dal primo effetto del suono, la diffusione della luce che produce la rivelazione della forma pensiero.
La luce si riconosce per mezzo di ciò che essa rivela. L’assenza della luce produce lo svanire,
in apparente inesistenza, del mondo fenomenico.
Lo scopo della forma pensiero creata dal suono è di essere una sorgente di rivelazione. Essa
deve rivelare la verità e portare un aspetto della realtà a conoscenza dello spettatore. La seconda
qualità della forma pensiero, nel suo impiego più elevato, è quindi di portare luce a coloro
che ne hanno bisogno, a coloro che camminano nelle tenebre.
Non mi occupo qui della luce intesa come anima, in senso cosmico o individuale, né della
luce come secondo aspetto universale della divinità. In queste istruzioni mi limito a trattare di
quell’aspetto della verità che farà dell’aspirante un lavoratore pratico, mettendolo in grado di
lavorare con intelligenza. Suo compito principale sarà (e se ne renderà sempre più conto) di
creare forme pensiero che portino rivelazione agli esseri umani pensanti. Per far ciò egli deve
lavorare occultamente e, per mezzo del suono del lavoro che egli ha espirato, per mezzo della
verità rivelata nella forma, egli porterà luce e illuminazione nelle zone oscure della Terra.
Infine, con il potere della sua certezza, della sua comprensione spirituale e della sua vitalità,
infonde vita alla forma pensiero.
Diviene così evidente il significato della terza parola: vibrazione. Il suo messaggio è udito,
poiché è fatto risuonare; esso porta illuminazione, perché trasmette la Verità e rivela la Realtà;
assume importanza vitale, perché vibra con la vita del suo creatore e si mantiene in esistenza
fino a quando il suo pensiero, il suo suono e la sua intelligenza lo animano. Questo è vero di
un messaggio, di un’organizzazione e di tutte le forme di vita, che altro non sono che idee incarnate
di un creatore cosmico o umano.
Agli studenti sarà molto utile considerare queste tre parole vitali e scoprire il loro rapporto
con tutte le forme pensiero incarnate: un cosmo, un piano, un regno della natura, una razza,
una nazione, un essere umano. Considerino i diversi agenti creatori: Logoi Solari, Angeli Solari,
esseri umani e altri. Considerino i campi d’azione del processo creativo e osservino quanta
verità sia contenuta nelle parole dell’Antico Commentario:
“Il suono echeggiò fra varie sfere di materia increata, ed ecco, il sole e tutte le sfere minori apparvero.
La luce si diffuse fra le miriadi di sfere e le molteplici forme di Dio, i diversi aspetti del suo radioso
manto sfolgorarono.
“Le sfere palpitanti e vibranti rotearono. La vita nei suoi infiniti stadi e gradi iniziò il processo di
sviluppo, ed ecco, la legge entrò in azione. Forme emersero e scomparvero, ma la vita continuò. Regni
sorsero con le molteplici forme in essi raccolte, rotearono insieme, poi si separarono, ma sempre la Vita
continuò.
Il genere umano, tenendo celato in sé il Figlio di Dio, il Verbo incarnato, irruppe nella luce della
rivelazione. Razze apparvero e scomparvero. Le forme, velando l’anima radiosa, emersero, assolsero il loro scopo e svanirono nella notte, ma ecco, la vita continuò, fusa ormai con la luce. La vita si fuse con la luce per rivelare insieme la bellezza, il potere, la forza attiva e liberatrice, la saggezza e l’amore che noi chiamiamo un Figlio di Dio.
“Attraverso i molti Figli di Dio, che nel centro dei centri non sono che uno, Dio, nel suo aspetto di
Padre, è conosciuto. Tuttavia, anche quella Vita illuminata progredì ancora fino ad un immenso grado di potere, di forza creativa. È il Tutto che contiene l’Universo, il centro permanente delle Sfere,
l’Uno.” Nella quarta regola abbiamo accennato a due parole ricche di significato, suono e luce, e ne
emerge un’idea predominante. L’anima deve essere riconosciuta come luce, la luce che rivela,
mentre l’aspetto Spirito più tardi verrà riconosciuto come suono. Luce e illuminazione totali
sono prerogative del discepolo giunto alla terza iniziazione, mentre la vera comprensione del
suono, del triplice AUM, fattore sintetizzante della manifestazione, è data soltanto a colui che
diviene signore dei tre mondi. Ora dobbiamo volgere la nostra attenzione alla parola vibrazione, ma senza dissociarla dalla parola forma che la segue. La vibrazione, effetto dell’attività divina, è duplice. Emergendo dal regno della soggettività in risposta al suono e alla luce, la vibrazione produce un primo effetto, suscitando una reazione nella materia perciò in seguito attrae o chiama a raccolta gli atomi con i quali si costituiscono molecole, cellule, organismi e, infine, forme integrate. Effettuato
ciò l’aspetto vibrazione va visto sotto forma duplice. La forma, tramite i cinque sensi, diviene consapevole dell’aspetto vibratorio di tutte le forme contenute nell’ambiente in cui essa stessa è un’entità funzionante. Più tardi, nel tempo e nello spazio, tale forma diviene sempre più consapevole della propria vibrazione interiore e, risalendo alla fonte originaria di tale vibrazione, diviene consapevole del Sé e in seguito del Regno del Sé. L’umanità nel suo complesso è consapevole del suo ambiente e, con le informazioni trasmesse dalla vista, dall’udito, dal tatto, dal gusto e dall’olfatto, perviene alla conoscenza del mondo fenomenico, manto esteriore di Dio, e all’instaurarsi della comunicazione fra il Sé e ciò che chiamiamo il mondo naturale.
Mentre la mente si appropria di tale conoscenza e la sintetizza, colui che dimora nella
forma attraversa i seguenti stadi:
1. La vibrazione viene registrata e l’ambiente produce il suo effetto sulla forma.
2. L’effetto viene notato, ma non compreso. Nell’essere umano, sottoposto alla lenta e costante pressione di quest’effetto vibratorio, lentamente si risveglia la coscienza o consapevolezza.
3. L’ambiente comincia a suscitare interesse e desiderio nell’uomo. L’attrazione dei tre
mondi aumenta costantemente e tiene in suo potere l’uomo durante reiterate incarnazioni.
(La parola “reiterate” è letteralmente e scientificamente più corretta di “ripetute.
Infatti, ciascuno di noi è realmente una parola reiterata, che risuona nel tempo e nello
spazio).
4. Più tardi, quando la vibrazione delle forme del mondo fenomenico circostante diventa
monotona, per la costante pressione esercitata nel corso di molte vite, l’uomo comincia a divenire sordo e cieco al familiare mondo fenomenico del desiderio. Egli diviene insensibile alla sua pressione vibratoria e sempre più consapevole della vibrazione del Sé.
5. Più tardi, giunto al Sentiero della Prova e del Discepolato, questa più sottile attività vibratoria
intensifica la sua attrazione. Cessa l’allettamento del mondo esterno. Il mondo interiore del Sé assume un posto predominante nella natura di desiderio.
6. A poco a poco, per usare il linguaggio degli psicologi moderni. entro la forma esteriore che costituisce l’apparato adatto a reagire al processo per divenire consapevole del mondo fenomenico, il discepolo costruisce un nuovo apparato di risposta più sottile, che permetterà di conoscere i mondi soggettivi.
Raggiunto questo stadio, il contatto vibratorio col mondo esteriore della forma si attenua
sempre di più e il desiderio in quella direzione si atrofizza. Tutto sembra arido e privo
d’attrazione, nulla soddisfa l’ardente aspirazione dell’anima. Inizia il difficile processo di riorientamento
verso un mondo nuovo, un nuovo stato d’essere e una nuova condizione di consapevolezza,
ma poiché l’apparato sottile interiore adatto a rispondere è solo allo stato embrionale, un desolante senso di vuoto, un brancolare nel buio, un periodo di conflitto ed esplorazione spirituali assalgono l’aspirante, mettendone alla prova la fermezza di proposito fino agli estremi limiti.
Ma, e questo è il grande incoraggiamento da ricordare, tutto “si compie secondo la legge e
nulla può più impedire all’opera iniziata di procedere”. Si notino queste parole, contenute nel73
la quarta regola. Giunge ora uno stadio in cui l’essere umano è veramente e di fatto “fondato
sulla roccia” e, sebbene egli possa ancora sperimentare l’alternarsi della luce e dell’ombra, sebbene le onde delle acque purificatrici possano investirlo e minacciare di travolgerlo, sebbene egli possa sentirsi sordo, muto e cieco, nulla alla fine potrà sconfiggere il proposito dell’anima. Ciò che manca è un corpo spirituale sviluppato, equipaggiato in modo da poter rispondere alle vibrazioni del mondo spirituale interiore. Esso esiste in embrione, e il segreto per poterlo usare sta nell’atteggiamento del cervello fisico rispetto alle funzioni del corpo eterico, intermediario tra cervello, sistema nervoso e mente, o tra anima, mente e cervello. Non è questo il momento di elaborare tale argomento, ma vi si è accennato in modo che l’aspirante perspicace ne faccia oggetto di riflessione.
Abbiamo quindi trattato dei seguenti stadi contenuti nella quarta regola, presentandoli con
lucida chiarezza, seppure con la parsimonia di parole che contraddistingue tutti gli scritti occulti
e simbolici:
l. Integrazione della forma, risultato dell’attività dell’anima, usando:
a. il suono,
b. la luce,
c. la vibrazione.
2. Sviluppo di un apparato atto a rispondere al mondo fenomenico.
3. Scostamento definitivo dal mondo fenomenico, effetto dell’uso e della sazietà che ne deriva, e impiego progressivo dell’apparato di risposta più sottile.
4. Riorientamento di tale apparato dell’anima (mente, corpo eterico, cervello e sistema nervoso). L’essere umano perviene alla consapevolezza del regno dell’anima, un altro regno della natura.
5. Lo scostarsi dal regno mondano al regno dell’anima diviene una caratteristica esoterica e in questo pensiero si cela il segreto della psicologia esoterica. L’uomo si è stabilizzato nella vita spirituale. Ora nulla potrà opporre ostacoli.
LA SCIENZA DEL RESPIRO
Veniamo ora alle importanti parole della quarta regola: “L’uomo respira profondamente”. Questa frase comprende molti aspetti della vita ritmica. È la formula magica della scienza del pranayama. Abbraccia l’arte della vita creativa. Mette l’uomo all’unisono con la vita pulsante di Dio stesso, e questo per mezzo del distacco e del riorientamento.
È una frase estremamente interessante come esempio della concisione e inclusività del linguaggio
occulto. L’arte di respirare si suddivide in tre fasi, che raccomando alla più attenta considerazione di ciascuno di voi. Viene dapprima l’aspetto dell’inalazione. “L’uomo inspira profondamente”. Egli trae il respiro dal più profondo del suo essere. Nel processo della vita fenomenica egli trae dall’anima l’afflato stesso della vita. È il primo stadio. Nel processo di distacco dalla vita fenomenica, dai più profondi recessi del suo essere e dalle sue esperienze egli attinge la vita, affinché questa possa essere riportata alla sorgente da cui provenne. Nella sua vita occulta di discepolo, mentre sviluppa un nuovo e più sottile apparato di risposta, egli pratica la scienza del respiro e scopre che con il respiro profondo (comprendente i tre stadi della respirazione, inferiore, medio e superiore) può attivare il suo corpo vitale, con i suoi centri di forza, nel mondo delle esperienze esoteriche. I tre aspetti della “respirazione profonda” abbracciano quindi l’intera esperienza dell’anima, e ogni aspirante che s’interessi a questo soggetto può elaborare il rapporto con i tre tipi di respiro cui abbiamo accennato.
La regola continua: “egli concentra le sue forze”, ciò che indica lo stadio che può essere chiamato ritenzione del respiro. Si tratta di mantenere costantemente tutte le forze vitali nel luogo del silenzio e quando ciò, in virtù dell’abitudine acquisita e dell’esperienza, può essere compiuto con facilità e senza pensare al procedimento, l’uomo è in grado di vedere, udire e conoscere in un regno diverso da quello fenomenico. In senso più elevato, è lo stadio di contemplazione, “la pausa tra due attività”, com’è stata appropriatamente chiamata. L’anima, il respiro, la vita, si è ritirata dai tre mondi e, nel “luogo segreto dell’altissimo” riposa e nella quiete contempla la visione beatifica. Nella vita del discepolo attivo essa produce quegli intervalli, a lui ben noti, durante i quali (in virtù del distacco e della capacità di ritrarsi) nulla lo trattiene nel mondo della forma. Tuttavia, poiché il discepolo sta ancora lottando verso la perfezione e ancora non vi è giunto, questi intervalli di silenzio, ritiro e distacco sono sovente difficili e oscuri. Tutto tace, lo sgomento dell’ignoto lo assale in quella calma apparentemente vuota. In casi avanzati, tale esperienza è detta “la notte oscura dell’anima”, il momento foriero dell’alba, l’ora che precede il prorompere della luce.
Nella scienza del pranayama è il momento che segue l’inspirazione, in cui tutte le forze del corpo, per mezzo del respiro, sono elevate alla testa e ivi concentrate prima dello stadio di espirazione.
Questo momento di ritenzione, se eseguito in modo appropriato, produce un intervallo d’intensa concentrazione, ed è in questo momento che l’aspirante deve cogliere l’opportunità. Queste parole racchiudono un indizio.
Segue il processo di espirazione. Dice la regola: “Egli emana, dirigendola, la forma pensiero”.
Questo è sempre il risultato dello stadio finale della scienza del respiro. La forma, vitalizzata da colui che respira con ritmo corretto, è inviata a compiere l’opera sua e ad assolvere la sua missione. Studiate accuratamente questo concetto, poiché contiene il segreto dell’opera creativa.
Nell’esperienza dell’anima, la forma per la manifestazione nei tre mondi viene creata mediante
l’intensa meditazione, attività che procede sempre parallela alla respirazione. Con un atto della volontà, che risulta in una “espirazione”, e generato o al quale si perviene dinamicamente durante l’intervallo di contemplazione o di ritenzione del respiro, la forma pensiero è inviata nel mondo fenomenico per servire da canale d’esperienza, da mezzo d’espressione e da apparato atto a rispondere nei tre mondi dell’esistenza umana.
La meditazione e la disciplina insegnano al discepolo a pervenire ad alti momenti d’intervallo ogni qualvolta egli concentra le sue forze sul piano della vita dell’anima e di nuovo, con un atto della sua volontà, egli espira i suoi propositi, i suoi piani e la sua vita spirituale nel mondo dell’esperienza. La forma pensiero che egli ha costruito per quanto riguarda la sua parte d’attività e la concentrazione d’energia che è riuscito ad infondervi, producono i loro effetti. L’energia necessaria per fare il passo successivo è espirata dall’anima e fluisce nel corpo vitale stimolando lo strumento fisico alla necessaria attività costruttiva. L’aspetto del piano che il discepolo ha visualizzato nella  contemplazione e il frammento del proposito generale della Gerarchia con cui l’anima si sente chiamata a cooperare, sono espirati simultaneamente attraverso la mente fino al cervello e in tal modo “egli emana, dirigendola, la forma pensiero”.
Infine, nella scienza del pranayama questo stadio comprende l’esalazione del respiro che, guidata dal pensiero e dal proposito cosciente, serve a vitalizzare i centri e ad infondere a ciascuno di essi attività dinamica. Non occorre dire altro per il momento.
Nella scienza della “respirazione profonda” abbiamo dunque l’intero processo dell’opera creativa e dello sviluppo evolutivo di Dio nella natura. È il processo per mezzo del quale la Vita, l’Esistenza Unica, ha portato in manifestazione il mondo fenomenico, e la quarta regola è per così dire il compendio della creazione. In pari tempo è la formula secondo la quale l’anima individuale opera, man mano che concentra le sue forze per manifestarsi nei tre mondi dell’esperienza umana.
L’uso corretto della Vita-Respiro è l’arte che l’aspirante, il discepolo e l’iniziato studiano, tenendo però presente che la scienza del respiro fisico è l’aspetto meno importante e segue in ordine di tempo l’uso corretto dell’energia, termine applicato all’afflato divino o Vita. Infine, nella vita mentale del discepolo e nel grande lavoro per imparare ad essere un creatore cosciente con la materia mentale, producendo così risultati nel mondo fenomenico, questa quarta regola rappresenta le istruzioni su cui è basato il lavoro. Essa incorpora l’intera scienza del lavoro magico. Questa regola merita quindi la considerazione e lo studio più attenti. Giustamente compresa e studiata, condurrà l’aspirante dal mondo fenomenico al regno dell’anima. Le istruzioni in essa contenute, se applicate, riporteranno l’anima nel mondo fenomenico come forza creativa nella magia dell’anima e come fattore che manipola e governa la forma e per suo tramite. Nella formazione degli aspiranti occidentali non si esige mai una cieca e incondizionata obbedienza.
Si danno suggerimenti sul metodo e sulla tecnica che si sono dimostrati efficaci per migliaia d’anni e per molti discepoli. Saranno comunicate alcune regole in merito alla respirazione, ad un procedimento efficace e alla vita pratica sul piano fisico, ma nella formazione del nuovo tipo di discepolo durante la nuova era, per volontà dei Guru e dei Rishi che osservano, i discepoli saranno lasciati più liberi di quanto non fossero in passato. Ne deriverà uno sviluppo leggermente più lento all’inizio, ma si spera in un più rapido progresso durante gli stadi successivi sul Sentiero dell’Iniziazione. Nel periodo della loro formazione si esortano quindi gli studenti a procedere con coraggio e con gioia, consapevoli di far parte di una schiera di discepoli e di non essere soli, sapendo che potranno disporre della forza e anche della conoscenza dell’intero gruppo via via che svilupperanno la capacità di attingervi, e infine nella certezza che l’amore, la saggezza e la comprensione dei Fratelli Maggiori, che osservano, sostengono ogni Figlio di Dio che aspira, anche se apparentemente (e saggiamente) egli è lasciato a lottareper la conquista della luce, nella forza della propria anima onnipotente.

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Regola 3 

TRATTATO DI MAGIA BIANCA

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