Il Manuale delle Erbe – ECHINACEE

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Echinacea angustifolia DC., Echinacea pallida Nutt. (Nutt.),
Echinacea purpurea (L.) Moench.
Il genere Echinacea, appartenente alla famiglia delle Compositae, comprende diverse specie: 9 più 2 varietà, secondo la classificazione di Mc Gregor, distinguibili in base ad un criterio comparativo morfologico ed anatomico. La Echinacea, originaria delle praterie dell’America settentrionale, è una pianta erbacea perenne, con infiorescenze a capolino e fiori ligulati, dal rosa al porpora.Gli Indiani d’America la utilizzavano per trattare un’ampia gamma di patologie, tra cui il comune raffreddore, il mal di gola, il mal di stomaco, le ferite, e come antidoto contro il morso del serpente a sonagli. Venivano usate soprattutto le radici di angustifolia e dell’Echinacea pallida,due specie botanicamente molto simili tra loro, e quindi facilmente confondibili. Nel XVIII secolo, l’Echinacea angustifolia è stata molto utilizzata anche dai coloni bianchi del Nord America: l’uso era molto diffuso tra i dottori, addirittura per curare il tifo, la difterite e la setticemia.Negli anni 30 l angustifolia ha fatto la sua comparsa tra i medicinali omeopatici, sotto forma di Tintura Madre, ottenuta dalla pianta intera, anche con attività antitumorale. Utilizzata principalmente come antibatterico, l’Echinacea, ha visto però tramontare la sua popolarità a seguito dell’avvento degli antibiotici. Oggi, come conseguenza di una forte tendenza ad un ritorno al naturale e delle nuove conoscenze sul funzionamento del sistema immunitario, questa pianta, dotata di attività immunostimolante, desta di nuovo grande interesse. In Germania sono in commercio numerose specialità medicinali a base di Echinacea, e, in tutta Europa, ci sono centinaia di preparati erboristici; negli Stati Uniti, formulati a base di E. angustifolia sono in cima alla lista dei prodotti erboristici più venduti. Le specie di Echinacea utilizzate a scopo medicinale sono solo tre:
L’Echinacea pallida (radice),

l’Echinacea purpurea (sommità fiorite)

l’Echinacea angustifolia (radice).

La distinzione tra E. pallida ed E. angustifolia è stata spesso, in passato, fonte di confusione, tanto che alcuni studi di laboratorio e clinici effettuati sulla prima sono stati erroneamente attribuiti alla seconda, e viceversa.
Nelle Echinacee sono contenuti numerosi composti chimici (polisaccaridi, glicoproteine, flavonoidi, derivati degli acidi ferulico e caffeico: echinacoside, acido cicorico, acido clorogenico e isoclorogenico, alcammidi e polieni), caratterizzati da polarità diverse, e, in qualche caso, diversamente distribuiti tra le tre specie.
Proprio la diversa distribuzione dei marker chimici permette di distinguere tra loro, inequivocabilmente, le radici delle tre Echinacee
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Le Echinacee sono utilizzate, ad uso interno, come terapia di supporto nel raffreddore, nelle infezioni acute e croniche delle vie aeree superiori e di quelle delle ultime vie urinarie, in particolare la candidosi.
L’uso è particolarmente indicato laddove si manifesta la tendenza alla cronicizzazione e alle recidive, e in individui che presentano un sistema immunitario poco efficiente. I trattamenti a base di queste piante riducono la durata della malattia e i sintomi delle infezioni, attraverso la stimolazione delle difese immunitarie dell’organismo.I preparati contenenti Echinacee sono usati anche topicamente per trattare ferite superficiali e infiammazioni della pelle.
Numerosi studi, in vivo e in vitro, hanno dimostrato che estratti di queste tre specie di Echinacea stimolano in più modi la risposta immunitaria sia cellulare che umorale.
Sembrano infatti incrementare la risposta immunitaria attraverso molteplici meccanismi, che includono l’attivazione dei fagociti e la stimolazione dei fibroblasti, un aumento della respirazione cellulare e della mobilità dei leucociti, una sollecitazione dell’attività dei linfociti T, delle cellule Natural Killer e delle cellule mononucleate del sangue periferico. La frazione polisaccaridica (inulina ed eteroglicani idrosolubili acidi a catena ramificata) mostra di avere la maggior attività immunostimolante, legata soprattutto alle interazioni con i macrofagi.
Comunque anche la frazione lipofilica (alchilammidi e acido cicorico), si è dimostrata in grado di stimolare l’attività fagocitaria. La componente polisaccaridica e quella liposolubile, agiscono direttamente sui macrofagi, aumentandone la fagocitosi e stimolandoli a produrre composti che potenziano l’immunità, come interleuchina, TNF (tumor necrosis factor) ed interferone.
L’inulina attiva inoltre la via del complemento, provocando un aumento del numero dei globuli bianchi nelle aree interessate dall’infezione, la solubilizzazione degli immunocomplessi e la distruzione di virus e batteri. Questa via viene stimolata anche indirettamente provocando l’aumento di una proteina sierica: la properdina. L’’Echinacea promuove l’attivazione aspecifica dei linfociti T: quando i suoi polisaccaridi si legano alla loro superficie, essi aumentano la produzione di interferone e altri potenziatori immunitari. Ne deriva un incremento della replicazione dei linfociti T, dell’attività dei macrofagi e delle cellule Natural Killer, e del numero dei neutrofili circolanti (questi ultimi importanti soprattutto nella prevenzione delle infezioni batteriche).AAE’ stato inoltre osservato che estratti di Echinacea sono in grado di inibire sia la jaluronidasi tissutale che quella batterica, con il risultato di circoscrivere l’infezione e ridurre la diffusione nell’organismo degli agenti patogeni: virus e batteri.
• Dosaggio:
Echinacea purpurea: 6-9 ml al giorno di succo della parte aerea della pianta.
Echinacea pallida / angustifolia: 900 mg al giorno di radice essiccata o la dose corrispondente delle varie preparazioni, per un trattamento non eccedente le 8 settimane consecutive.
La terapia può essere ripetuta dopo un breve periodo di pausa.

• Controindicazioni:
Le Echinacee sono generalmente ben tollerate dall’organismo, e sono classificate in classe 1 (cioè sicuro se utilizzato in modo appropriato) dalla American Herbal Products Association.
Delle quattro monografie sulle Echinacee pubblicate dalla Kommission E, nel 1992, due sono positive (E. pallida radice ed E.purpurea sommità) e due sono negative (E. purpurea radice e E.angustifolia radice). L’uso di queste ultime due è sconsigliato, poiché gli studi clinici condotti non sono stati considerati sufficienti per un parere positivo.

Recentemente, nel 1999, la WHO (World Health Organization) ha però rianalizzato tutti i dati esistenti in letteratura, e ha dato un parere positivo anche per l’utilizzo della radice di E.angustifolia nella terapia di supporto delle malattie da raffreddamento e nelle infezioni dei tratti respiratorio ed urinario. La Commissione E, in merito alle Echinacee, evidenzia anche che le loro preparazioni non dovrebbero essere impiegate nel trattamento di malattie sistemiche progressive, come tubercolosi, leucosi, collagenosi, sclerosi multipla, infezioni da HIV, AIDS, patologie autoimmuni e dopo un trapianto di organo.
Alcuni autori ne sconsigliano l’uso nel diabete.
Non è raccomandata inoltre la somministrazione in gravidanza o durante l’allattamento, perché non sono disponibili dati riguardanti i
loro effetti sulla donna, sul feto e sul lattante. Sebbene siano state trovate nell’ E. angustifolia e in quella purpurea tracce di alcaloidi pirrolizidinici (tussilagina e isotussilagina), questi non causano danni al fegato, poiché mancano nella loro struttura dell’anello, insaturo in posizione 1,2 della necina.
Quindi, contrariamente a quanto è stato affermato in passato, i prodotti a base di Echinacea non risultano epatotossici.