SACROFANO – La via Flaminia e le sue origini

Fino ad intorno al 1930 si chiamava ancora Scrofano, nome che si riscontra nella Bolla di regorio IX del 1236, nel registro Vaticano, sul luogo dov’è situato il paese, sorgeva un tempo il tempio della dea Volturna, adorata specialmente dai Toscani; era simile all’altro che si trovava a Bolsena o, come vuole l’Annio, a Viterbo. E come in quello si radunavano le 12 colonie universali della Toscana, così in questo concenivano le città dei Veienti e della Toscana Cisciminia per consultare l’Oracolo sopra la guerra o su altre gravità della Provincia o Nazione.
Volturna era lo stesso che Vertunno  cioè convertire in prospere le cose avverse. Questa Dea era una specie del dio marino Proteo; si adattava facilmente a trasformarsi a seconda dei bisogni di chi la supplicava. Cosi per i guerrieri faceva ufficio di Marte; di Fauno per i cacciatori; di Pomona per gli agricoltori, tanto per gli uomini che per le donne che l’invocavano, ora rappresentava un Dio, ora una Dea. Come si vedeera una divinità abbastanza comoda.Vicino al tempio della dea Volturna si trovava sempre l’Ara Mutia. Muzia fu dea della dissidia, della pigrizia e della tenacità e si costruiva in luoghi e terre cretose, porcine, attaccaticcie. A tale proposito Plinio dice: (Ad aras Mutias in Veiente, et apud Tusculanum, ed in silva Cimina loca sunt, in quibus in terram depacta, non extrabuntur ». (Di Arae Mutiae ve ne erano in più luoghi : a Civita Castellana, a Viterbo, alla Muzia verso Porto e a Sacrofano dove, a valle Canceola, vi è una terra così tenace e torte che, confhccan-dovi un palo o terro, non lo si può più estrarre.Per tale motivo non si puó arare.Alcuni vorrebbero derivato il nome di Arae Mutie da Mu-zio Scevola per la costanza che mostrò nel tarsi ardere la destra dinanzi a Porsenna, alla stessa guisa delle Are Marcelle che i Siracusani consacravano al vittorioso console Claudio Marcello.Pertanto, ogni qual volta si manitestava una minaccia diguerra o di disordine, si convocava il consiglio al Fano di Volturna e si sacrificava all’Ara Muzia perchè le cose avverse si mutassero in favorevoli e le cose stabili e ferme non mutassero in danno della Regione. Lesistenza di questo Sacro Fano avrebbe dato il nome al paese, come l’esistenza dell’Ara Muzia avrebbe dato il nome al Monte Musino.

L’antico Sacrofano era situato nel piano, fuori del Castello,dove oggi è la chiesa di S. Biagio in cui si conservava la gola di detto santo; ma essendo poi la chiesa rimasta abbandonata, la reliquia fu portata nella collegiata di Castelnuovo di Porto dove si conserva tuttora. In seguito alle incursioni, essendo il paese rimasto distrutto, fu rifabbricato sulla collina per opera della famiglia Nardone, e mentre prima apparteneva alla diocesi di Porto, passò poi a quella Nepesina. Restano ancora i vestigi e i massicci fondamenti del Palazzo Nardone.
Degli Efetti, nel libro delle sue Memorie, dice che a suoi tempi fu scoperta, in località poco sotto la
vecchia solfatara, T’urna di marmo in cui ebbe sepoltura Nardone, e propriamente presso la strada che allora si percorreva per andare da Castelnuovo a Campagnano.  L’urna, dice lo stesso Degli Effetti, fu rotta da villani indiscreti. E rimasto il nome alla località che è detta Valle Nardona.
Dalla famiglia Nardone fu fabbricata la chiesa di S. Mar-tino de’ Nardoni, nel Vaticano, che dal Grimaldi è chiamata del Portico e che fu poi inclusa nel palazzo del Priorato.Il Castello di Sacrofano nel 1496, come scrive il Tomassi,o nel 1492 secondo Giovio, fu tolto agli Orsini dal Papa Alessandro VI unitamente a Galera, Sutri, Campagnano, Formello, Viano, Bieda e Tlsola. Fu in seguito nuovamente riconquistato
dagli Orsini che, durante il pontificato di Alessandro VII lo venderono ai Signori Chigi unitamente a Formello, Campagano, Magliano e Cesano.  Il paese ancora oggi, con le sue vie strette, coi suoi vicoli e portichetti conserva l’aspetto medioevale.