LE CHIESE DI CASTELNUOVO DI PORTO

LA CHIESA COLLEGGIATA

Dentro e fuori dell’ antico Castello erano, e alcune ancora

esistono, diverse chiese che testimoniano della sua antica cospicuità. Menzioniamo prima di tutto la Chiesa Collegiata dedicata fin da tempi antichi all Assunzione di Maria Vergine. E ad una sola navata con sei altari laterali. Nella seconda cappella, a destra di chi entra, vi è una bellissima tela con figure di grandezza quasi al naturale, raffigurante la deposizione e che una lapide collocata a un lato dell’altare afferma essere opera del Caraccio. Un’altra opera pregevole è conservata nella cappella di fronte; si tratta di un Salvatore dipinto su tavola e che il Degli Effetti afferma esserne l’autore Pietro Perugino. A tal riguardo lascio la parola al Degli Effetti stesso che parlando del crescente culto verso S. Nonnoso del Soratte al quale avrebbe voluto dedicare l’altare della suddetta cappella, cosi si esprime nel suo stile alquanto seicentesco. Ritrovandomi per molte grazie obbligato al Santo in una mia cappella del Santissimo Salvatore posta nella Chiesa  Collegiata di C. Novo, segnalata d’Altare privilegiato per li Defonti in ogni giorno dalla fel. mem. di Gregorio XV ce di molte reliquie da Urbano VIIl ad istanza di Monsignor Giovanni deglEfetti suo Scalco, e mio Zio Canonico del Vaticano, e ricca di eccellentissimo quadro, e devoto di Pietro Perugino, con occasione d adornarla di marmi mischi, e d’ornamenti d’ oro ne i lati, in uno feci dipingerci la trasfigurazione del Tabor festa di detta Cappella, nell’altro alla destra S. Nonnoso, e S. Antonino Martire, e Sacerdote Avv. del Castello, d’ambidue i quali li 2 di Settembre si celebra unitamente la festa, ecc. ».La Chiesa Collegiata fu fabbricata dal Cardinal Dielce e benedetta dal Cardinal Guadagni nel 1756; aveva vicino un ampio oratorio con la Contraternita del Nome di Gesù, canonicamente eretta e alla quale era pure annessa la Compagnia del SS. Sacramento.  lI detto oratorio è stato recentemente spogliato dell’altare e dei quadri che l’ornavano (qualcuno di un certo pregio) e trasformato in una bella sala destinata a riunioni e trattenimenti di carattere ecclesiastico.  L’onore e l’importanza della Collegiata di Castelnuovo dopo la distruzione della Città di Porto, ove era la residenza Vescovile della Diocesi che dalla città prendeva il nome che tuttora conserva.  Dopo la detta distruzione per opera di incursioni barbariche e specialmente Saracene, la Collegiata fu innalzata all’ufficio di Cattedrale, come è ricordato in parecchi Decreti concistoriali. Infatti vi celebrarono le Sinodi alcuni Cardinali: nel 1595 il Card. di Aragona; nel 1622 il Cardinal del Monte; nel 1627 il Cardinal Deti. Tutti i Vescovi successori vi esercitarono le funzioni Pontificali. Monsignor Glov. Battista Altieri, che poi fu Cardinale, nella visita Apostolica di Porto, ordinò che questa Collegiata si ergesse in Cattedrale. Promosse queste trattative il Card, Giov. Maria Brancaccio caccio facendo istanza di permutare il palazzo di Porto con la Rocca e Palazzo comunale di Castelnuovo per erigervi la Canonica ed il Palazzo Vescovile.  Così tutti i Cardinali Vescovi ebbero questa Collegiata per loro propria Chiesa e Capitolo, e da questa, il Vescovo riscosse sempre il Cattedratico e la quarta funerale come si faceva dalla Chiesa di Porto.Il Card. Brancaccio nobilitò il coro formandolo dei sedili per i canonici ed ebbe sempre in animo di darle il maggiore splendore possibile. La Tribuna e l’Altare furono restaurati ed ornati di pitture per ordine del Card. Cibo; anzi l’altare stesso fu trasferito nel centro del Presbitero per opera di Giuseppe Viselli, corriere maggiore delle Poste pontıficie, che con generosa pietà ha fatto a questa sua terra molti benefici. Costui doveva essere un tipo dotato di molta bontà e anche di un discreto buon umore. Era soprannominato Burattino » e scrisse un opuscolo che fece stampare nel 1682 e che è una guida non priva di curiosità. E cosi intitolato: I Burattino veridico ovvero la descrizione dell Europa, distinzione de regni, provincie e città e con la tavola delle poste nelle vie più regolate, che al presente si trovano data alla luce da Giuseppe Miselli corriere detto «Burattino » da Castelnuovo di Porto e dedicata allo illustriss. mo Sig. Marchese Filippo Nerli Generale delle Poste della Santità di N. S. Papa Innocenzo XI ». La famiglia Miselli abitava una sontuosa casa posta sotto la Rocca nella quale pare sia stato ospitato i Papa Celestino ll. In detta casa Eugenio Miselli ospitò il 14 marzo 1734 Carlo Borbone che si recava alla conquista del Regno delle Due Sicilie. Ecco la lapide che posta al sommo della porta ricorda il fatto:  Neaplis et Siciliae Regna, Victricibus armis subacturus, Carolus Borbonius, Infans Hispanarum, Dux Parmae et Placentiae, Magnus Princeps Hetruriae in hoc hospitali tectumpridie id. Mar. An. 1734, Suo cum aulico comitatu divertit, Eugenius Misellius tantae dignationis memor, Ad aeternamdomus suae gloriam decusq. II campanile che si erge a fianco della chiesa è del XIIIsecolo; ha due ordini di nicchie: il primo bifore, il secondo tritore con graziose colonnine corinzie.

LA CHIESA DI SAN SILVESTRO – LA CHIESA DEL CASTELLO

Degli Effetti,parlando del Pontefice S. Silvestro che fuggendo le persecuzioni degli Aruspici al tempo di Costantino, si andò a rifugiare sul Monte Soratte, fa notare che tra Castelnuovo e Sacrofano vi è il Monte chiamato S. Silvestro,dov’è tradizione che il detto Pontefice si ritirasse da principio presso un tempio sotterraneo di S. Tolomeo, presso Belmonte. In questo tempio vi era l’altare maggiore e l’immagine del suddetto S. Silvestro oltre a quella dei Santi Tolomeo e Romano i qualı pare che vi battezzassero e celebrassero dove furono poi decapitati. I loro corpi furono in seguito trasportati a Nepi da Sabinella, Matrona Nepesina, dove furono ritrovati al tempo di Paolo lIl «ancora cosparsi di vivo sangue ». Il Pontefice Silvestro, vivendo poco segreto in detto monte per la vicinanza di Roma, passò in Sabina su un’asprissima montagna vicino a Rocca Antica che dai contadini ancor oggi è detta per tradizione di S. Silvestro. Ma in seguito ad un suo miracolo non vivendo più tranquillo neppure in tale ritiro, si ridusse sul Soratte dove stette fino al battesimo di Costantino. In seguito alla distruzione della città di Belmonte e al trasferimento dei suoi abitanti presso la Rocca di Castelnuovo, la Chiesa di S. Tolomeo, anch essa devastata ed abbandonata, fu trasferita alla Rocca in memoria del Pontefice S. Silvestro. Gli abitanti riconobbero detta Chiesa come loro prima parrocchia. Ad essa si aggiunse poi quella di S. Giovannı in Ficareto e quella di S. Maria di Monte Fiore (Castelli già distrutti) e fu eretta in Collegiata di Canonici col titolo di Santa Maria. In seguito la suddetta Chiesa restò come Cappella dei Colonnesi, Signori di Castelnuovo, e prese il nome di S. Silvestro in Colonna. Era situata presso l’ingresso della Rocca nel locale attualmente trasformato ed usato per abitazione del custode delle Carceri mandamentali che erano collocate al piano terreno della Rocca. Vi si possono ancora osservare alcuni affreschi del secolo XIV rappresentanti lo sposalizio di S.Caterina, una Madonna ed alcuni santi.

CHIESA DI S. GIOVANNI

Era situata sopra un colle presso la via Flaminia e propriamente sul colle che sovrasta e troneggia l’odierna stazione della ferrovia Roma-Nord. Non si rinviene più alcuna traccia di essa. Ne fa cenno Carlo Bartolomeo Piazza nella sua Gerarchia Cardinalizia dell’anno 1703, in cui è detto che vi si celebrava alcune volte per devozione e comodo dei viandanti, essendo vicino alle osterie. Di antichissima memoria per essere stata fabbricata da Giovanni XII, de’ Conti Tuscolani (a. 958). Esisteva ancora e vi si celebrava al tempo del suddetto C. B. Piazza il quale riporta che sulla facciata, in rozzi caratteri di quei secoli barbari, si vedevano scolpiti i nomi di Sergio II,Benedetto VII, Adriano III e dello stesso fondatore Giovanni XII. Questa chiesa era alle dipendenze del Capitolo della Collegiata che provvedeva il necessario per i culto divino. Vi era un immagine della Beatissima Vergine, detta delle Grazie, che era molto venerata; parecchi voti o doni appesi testimoniavano le molte grazie ricevute dai fedeli.

CHIESA RURALE DEL SS. SALVATORE

Era sulla Flaminia e quasi certamente a piedi del colle sul quale esisteva la chiesa di S. Giovanni sopra accennata. Di essa non esiste piu alcuna traccia. Durante i lavori di sterro per la costruzione della già nominata stazione ferroviaria, si rinvennero alcune tracce di costruzione, alcune anfore di comune fattura e parecchi frantumi di ossa umane. Ciò induce ad affermare che li dovesse sorgere la suddetta chiesuola. Fu abbandonata dall’antico padrone e ceduta all’Abate Antonio Degli Effetti per restaurarla. Lo stesso Degli Effetti ritiene che detta chiesa fosse eretta a Titolo fin dal tempo di S. Lucie Papa. Fu anche restaurata da S. Celestino II, come rilevasi dalle Bolle Portuensi riferite dall’Ughelli, e più esattamente sotto Giovanni XIX, Sergio ll1, Benedetto IX e Gregorio XI nelle cui bolle è nominata con queste parole: Titulum S. Salvatoris in Burgo Viae Flaminiae Castrum Novi; ed altrove: Titulus Santissimi Salvatoris, cum terris in Via Flaminia. Questa Chiesa era antichissima come ne faceva fede uno stemma di marmo collocato sulla facciata attribuito a Celestino ll perchè aveva sotto la Mitra pontificale un giglio e nello scudo il sole, la luna e più stelle, con una croce in mezzo confitta in un triangolo che faceva da base.

CHIESA DI S. FILIPPO NERI

Anche questa piccola chiesa era posta sulla Via Flaminia presso la odierna villa Menotti. Alcuni anni fa, essendo stata usata come magazzino di fieno, andò a fuoco. Rimangono in piedi le quattro mura e l’altare rovinati ed anneriti dall’incendio. In passato era del patronato di una famiglia Muccioli dalla quale era mantenuta con buon culto. Vi si celebrava nel giorno della festa del Santo stesso ed in altre circostanze per devozione.

CHIESA DEI SS. ANTONIO ED AGOSTINO

Trovasi sulla Flaminia ed è, si può dire, il centro della borgata dove vi sorge. E ben conservata ed aperta al culto. Ha una graziosa facciata abbellita con cornici e stucchi. Era destinata più che altro all’Ospedale che vi era annesso . Vi si conservava l’olio santo per gli infermi i quali con comodità potevano essere trasportatı, in caso di necessità, a Roma. L’Ospedale riceveva pure i bambini esposti che venivano dalle persone con ogni cura e carità cristiana assistiti e poi portati alla Casa grande di S. Spirito a Roma, Vi si celebrano tutte le feste e le domeniche. Il Cappellano aveva una volta la residenza nell’Ospedale stesso e riceveva dalla Camera Apostolica ogni anno 30 scudi e tre rubbia di grano; ciò per antico legato dei Signori Colonnesi, già padroni del luogo, e della cui pia generosità rimangono ancora oggi chiari vestigi. Ogni anno, il 17 gennaio, alla festa di S. Antonio Abate, la popolazione, col concerto, si reca processionalmente a questa Chiesa dove assiste alla messa cantata. Al termine della messa il sacerdote, dritto sulla soglia del piccolo tempio, impartisce la S. Benedizione ai cavalli, muli, asini che, cavalcati dai rispettivi padroni recanti in mano un cero per offrirlo al Santo, si fanno trovare schierati sul davanti, nel mentre che il concerto intona un allegra marcia ed una fila di petardi fa sentire il suo rimbombante crepitio.

CHIESA DELLA BEATISSIMA VERGINE DELLE VIRTŮ

La chiesuola dedicata alla beatissima Vergine delle Virtù, col suo piccolo e grazioso porticato sorretto da tre snelle colonnine di travertino, si trova a circa 300 metri dalla Rocca, sulla via Roma che è la strada che unisce il paese alla Flaminia. Fu eretta con le elemosine dei fedeli che molto la frequentavano per la venerazione e devozione ad una immagine della Vergine, come attestano le molte tabelle appese in segno di gratitudine per grazie ricevute. Fu costruita su un terreno della nobile famiglia Degli Effetti e fu il Cardinal Brancacci, Vescovo, che il 6 dicembre 1672 ne fece iniziare i lavori di costruzione; fu poi benedetta e consacrata da Monsignor Stefano Brancacci, Vescovo di Viterbo, il 12 maggio 1674. Nell’altare maggiore della chiesa si trova l’intero corpo di un Santo Giovanni Martire Soldato che fu rinvenuto nel cimitero di Priscilla, o di Calisto. l suo rinvenimento destò a Roma curiosità e devozione insieme. Fu fatto trasportare e seppellıre qui con tutte le canoniche approvazioni per interessamento del Canonico Antonio Degli Effetti. Per concessione del Papa Clemente X ogni anno si fa festa alla detta chiesa nella seconda domenica di maggio.

CHIESA DI S. ANTONINO PRETE

E’ situata sulla sommità di un colle che porta il nome del Santo stesso e sul quale, secondo un antica tradizione dei Castelnovesi, avrebbe soggiornato durante il suo pellegrinaggio dal suo paese natale, a Roma. Conserva parte della mura, ma è dirotta ed abbandonata. Fino ad alcuni anni fa aveva ancora il tetto, e spesso era adibita a ricovero di bestiame da parte di pecorai e bifolchi. Sulla parete di fondo ove era l’altare, si scorgevano delle pitture fra le quali un S. Sebastiano; ma ora tutto è rovinato a causa dell’abbandono e delle deturpazioni prodotte da ignorante vandalismo. Apparteneva alla Chiesa Collegiata di cui il Martire S. Antonino è il Protettore. Essa fu fabbricata sulle rovine di una Chiesa più antica che era detta: Inter tres rivos come accennano diverse Bolle Portuensi riportate dall’Ughelli nella sua «Italia sacra » Poco lontane vi erano le chiese di S. Tolomeo e Romano, di S. Silvestro Papa e di S. Benedetto. A quest’ultima chiesa era unito il Monastero che fu la Pentoma principale di S. Benedetto. Unito alla Chiesa di S. Antonino era un piccolo romitorio per abitazione povera di un Romito destinato a vivervi per a custodia delle Chiesa, col beneficio de frutti di qualche poco dei campi e di una vigna per cui pagava un affitto annuo al Capitolo di Castelnuovo in ragione di due scudi ed un barile e mezzo di mosto da pagarsi al tempo della vendemmia. Oggi S. Antonino è venerato come protettore del paese e nella Collegiata è custodita una reliquia del Santo che è rac-chiusa in un braccio d’argento con la mano atteggiata a benedire.. La festa ricorre la prima domenica di settembre.

CHIESA DI S. GIOVANNI (ANTE PORTAM LATINAM)

Di questa chiesa, di cui si possono ancora osservare le linee generali della facciata, sebbene il fabbricato sia stato trasformato in casa rurale, si è parlato abbastanza nel post « Francalancia».

CHIESA DI S. SEBASTIANO

E’ una graziosa chiesuola a circa trecento metri fuori dal centro abitato, situata sopra un masso tufaceo in una bella posizione dominante la valle di Chiarano. La chiesuola, sebbene di antica costruzione, è bene conservata e restauri ne hanno impedito la rovina. Vi è un solo altare isolato con piccolo coro; nella parete di fondo, dietro l’altare, si scorgono alcuni affreschi che ricordano quelli già esistenti nella chiesa d S. Antonino prete. Vi è raffigurato un S. Sebastiano ed un S. Rocco, nonché un panorama del paese veduto da quel luogo stesso. Gli abitanti una volta vi si recavano con grande devozione specialmente per implorare la preservazione dalla pestilenza. Ai nostri giorni il popolo, con accompagnamento di concerto vi si reca processionalmente ad ascoltare la messa due volte nell’anno: il 20 gennaio, festa del Comprotettore S. Sebastiano Martire, e per la festa della Madonna del Divino Amore. Alcune lapidi mortuarie poste sulle pareti laterali ci indicano che una volta la chiesa fu adibita per la sepoltura dei morti. L’esistenza di questa chiesuola dedicata al martire S. Sebastiano richiama alla memoria un altra chiesa che esisteva a Roma nel Medioevo dedicata allo stesso Santo. Detta chiesa sorgeva in una valle, dove un tempo stagnavano le acque che divenivano putride. Con molta probabilità fu il luogo stesso la cloaca, dove fu gettato S. Sebastiano, fortissimo soldato di Cristo, dopo essere stato, per ordine di Diocleziano, battuto con verghe e trafitto con frecce. Narra la storia del Martire che egli venne tratto da quel luogo dalla matrona Lucina che fu dal Santo stesso avvisata in sogno. La plebe devota volle innalzare a lui una chiesa il cui altare maggiore fu poi recinto da una nicchia che vedesi tuttora in S. Andrea della Valle affianco della Cappella Barberini che è la prima, a sinistra, di chi entra. Dunque sul luogo stesso dell’antica chiesa di S. Sebastiano, fu costruito il maestoso tempio di S. Andrea della Valle. ll nome stesso della Valle, ricorda la località di cui sopra abbiamo fatto cenno. L’antica chiesa fu demolita nel 1582 col permesso di Sisto allorchè Costanza Piccolomini, duchessa d’Amalfi che elargì considerevoli somme per costruire in quel luogo il grandioso tempio di S. Andrea. Il Pontefice Sisto V, nel concedere il permesso, volle che l’altare maggiore dell’antica chiesa fosse incluso nel recinto del nuovo tempio. E cosi fu. In una delle nicchie della grande facciata di S. Andrea del-la Valle trovasi giustamente collocata una statua raffigurante S. Sebastiano legato e trafitto.