Di Maio: «Vanno messi fuori uso i barconi È un’emergenza nazionale»

Dichiarazioni integrali del Ministro Di Maio riguardo l’emergenza degli sbarchi:

Luigi Di Maio, lei ha mostrato preoccupazione per la situazione degli sbarchi. In passato ha

sposato la linea dura appoggiando il blocco delle navi. Ora?

«Vede io vorrei intanto mettere una cosa in chiaro, qui non si tratta di avere una linea dura o meno, non c’è e non deve esserci un approccio ideologico al tema, bensì pragmatico e concreto. La questione degli sbarchi, unita al rischio sanitario con la pandemia è un tema di sicurezza nazionale. Quanto accaduto a Caltanissetta e a Porto Empedocle deve far pensare, i cittadini chiedono giustamente delle risposte e il dovere di uno Stato è darle quelle risposte, lavorando per risolvere il problema alla radice. Le ricordo che abbiamo avuto più di 35 mila morti per il coronavirus e come ho già detto se qualcuno è sottoposto a quarantena non può pensare di violare le regole italiane e andarsene in giro liberamente. Vale per chi ha diritto alla protezione internazionale così come per chiunque altro».

Cosa è cambiato allora?

«II momento è molto delicato, lo ha fatto presente anche la ministra Lamorgese. C’è una fase di instabilità politica in Tunisia che sta alimentando gli arrivi verso l’Italia e noi non dobbiamo pensare a come fermare gli sbarchi, ma a come bloccare le partenze. Questo è il nodo che stiamo affrontando già a livello governativo. Anche perché la Tunisia è un Paese sicuro e chi parte per l’Italia viene rimpatriato. Non sarà regolarizzato nessuno. Proprio oggi tra l’altro abbiamo convocato l’ambasciatore tunisino chiedendogli di accelerare i rimpatri e ci ha assicurato che dai primi di agosto ripartiranno (80 a volo). Inoltre abbiamo chiesto maggiore vigilanza a Sfax e sono stati trasferiti due pattugliatori dal governo di Tunisi».

Come interverrà il governo? Ha parlato con Conte e Lamorgese?

«Si, ci siamo riuniti in questi giorni anche insieme al ministro Guerini. Il piano da avanzare è articolato. Intanto va portato avanti il negoziato per un nuovo accordo in materia migratoria e presto io stesso andrò a Tunisi per affrontare il tema, ma prima voglio i fatti. Bisogna lavorare subito ad un accordo con le autorità tunisine affinché sequestrino in loco e mettano fuori uso barchini e gommoni utilizzati per le traversate, perché le imbarcazioni che stanno arrivando sono di questo tipo qui, cosiddette fantasma, spesso fuggono ai radar. Lo scenario ricorda quello albanese degli inizi del 2000 e allora con il governo di Tirana si cooperò in questo senso, il che contribuì a fermare i flussi. Con Tunisi dobbiamo sperimentare la medesima strada a mio avviso, lavorando naturalmente su più fronti».

Quali?

«Ad esempio in materia di cooperazione bilaterale, valorizzando gli stanziamenti della cooperazione allo sviluppo: rafforzare le istituzioni locali serve ad offrire possibilità di crescita e sviluppo a chi è in difficoltà e a dargli una prospettiva futura nel suo Paese di origine. Allo stesso tempo, facilitare gli investimenti delle nostre imprese nella regione mediterranea. Ma prima di parlare di questo, ci aspettiamo piena collaborazioni sul rafforzamento della cooperazione in ambito migratorio».

Un punto però sembra uguale al passato: lo scetticismo verso l’Ue che «deve dare una risposta a questa crisi.

«Sì, l’Ue deve rispondere e ho accolto con soddisfazione l’appello di ieri da parte della Commissione, che dopo i nostri avvisi si è detta pronta a collaborare. Noi chiediamo semplicemente che siano rispettati i patti. Chiediamo a Bruxelles un ruolo proattivo tanto in termini di riammissione che di riduzione delle partenze irregolari e in questa cornice vogliamo coinvolgere anche i Commissari UE competenti come gli Affari Interni Ylva Johansson, che si è già detta a disposizione, e il Commissario per l’Allargamento e il Vicinato Varhelyi».

Crede davvero sia possibile una redistribuzione dei migranti, specie se arrivano su piccole imbarcazioni?

«La redistribuzione era già in vigore, poi sospesa durante il picco della pandemia, ma ora il picco fortunatamente in Italia è passato e il nostro confine meridionale, lo ricordo, è un confine europeo oltre che italiano».

Intanto al Senato si chiede il processo a Salvini. Lei cosa avrebbe votato?

«Mi crede? Non ho più voglia di parlare di Salvini».

A livello politico, si inizia a parlare di Mes: ci sono spiragli che il M5S apra il suo utilizzo?

«Il presidente Conte in Europa ha giocato una partita straordinaria, ottenendo il massimo che potevamo ottenere. Ha ripetuto più volte che l’Italia non ne avrà bisogno e noi abbiamo fiducia nelle sue parole».

Il M5S è andato in frantumi internamente alla Camera sulle commissioni

«C’è qualcuno che non ha rispettato gli accordi, ma sono certo che Vito Crimi saprà trovare un punto di equilibrio nel M5S».

L’alleanza con i dem non decolla a livello locale.

«Già ho detto molte volte che con il Pd si lavora bene sul piano nazionale, dopo di che credo sia essenziale ascoltare i territori e sono certo che lo è anche per il Pd. Ognuno dei nostri rappresentanti sul locale porta avanti delle battaglie e giustamente si fa portavoce delle istanze dei cittadini. Qualsiasi forza democratica che si rispetti ha l’obbligo di ascoltare i suoi territori».

Oggi è a Napoli per la veglia di Carmine Mario Paciolla, ucciso in Colombia in circostanze ancora da chiarire. Come mai?

«Ho già incontrato la famiglia al rientro della salma, ho ascoltato il loro dolore. Sono qui perché queste persone meritano di conoscere la verità e di sapere come è morto loro figlio. È un loro diritto e noi lo difenderemo in ogni sede».