Caltagirone e Del Vecchio alleati per lottare contro Generali e Mediobanca

Nel 2018, il miliardario Leonardo Del Vecchio torna alle origini e specula 500 milioni di euro nell’ospedale per la lotta ai tumori in Italia.

L’Istituto Europeo Oncologico rifiuta i soldi e pone le basi per una battaglia che oggi si sta svolgendo in due delle istituzioni finanziarie più importanti d’Italia: Generali e Mediobanca.

Del Vecchio, che è un grande investitore di Mediobanca e Generali, sfida la dipendenza di Mediobanca dalla sua partecipazione del 13% in Generali per il reddito. Al contempo, lui ed altri azionisti si impegnano in un conflitto con Mediobanca nel lungo periodo del gruppo e della sua amministrazione sotto l’AD Philippe Donnet.

Un alleato chiave nella campagna di marketing di Del Vecchio in opposizione alla squadra di amministrazione di Generali è Francesco Gaetano Caltagirone, il magnate dell’edilizia, vicepresidente di Generali, potenziale investitore di Mediobanca.

A settembre Caltagirone e Del Vecchio, rispettivamente secondo e terzo azionista di Generali, firmano un patto con un investitore minore per chiedere consiglio sulle selezioni in vista dell’assemblea annuale di Generali del prossimo aprile. Il gruppo ha complessivamente il 14% delle azioni di Generali.

Questa lotta per la gestione coinvolge due delle principali case finanziarie italiane e una coppia di miliardari anziani mette in luca le rivalità non pubbliche e le intricate partecipazioni che dominano il settore monetario della nazione.

Fino ad un terzo dei ricavi Mediobanca proviene da Generale.

In base al patto tra Del Vecchio e Caltagirone, i due hanno deciso di farsi consigliare reciprocamente per scoprire come ottenere una gestione redditizia più efficace di Generali sperando che Benetton, che possiede il 4% delle azioni Generali, ne faccia parte.

L’alleanza ha messo i due azionisti in collisione con Mediobanca, che ha risposto prendendo il prestito il 4% delle azioni Generali, portando la propria quota a oltre il 17%. 

I parlamentari italiani non molto tempo fa hanno deciso di proporre una riforma della durata di sei anni al mandato dei dirigenti e dei membri del consiglio di amministrazione.